Le famiglie di agricoltori in Zambia stanno affrontando gli effetti della crisi climatica che ha portato circa il 13% della popolazione a una grave carenza di cibo e che sta innescando un effetto a catena in tutto il Paese. Lo denuncia Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro.
Circa 1,58 milioni di persone, di cui circa 821.000 bambini, stanno ora combattendo un disastro ambientale finora sottostimato, con piogge tardive, periodi di siccità prolungati, temperature estremamente elevate, sciami di insetti che devastano i campi e inondazioni.
Lo Zambia è in cima alla lista delle crisi sottostimate del mondo nel 2021, anche se attualmente altre emergenze hanno oscurato la sofferenza lenta, strisciante ma gravissima e gli enormi bisogni in questo grande e pacifico Paese dell’Africa meridionale. L’aumento dei livelli di fame sta influenzando la capacità dei bambini di andare a scuola, alcuni rimangono a casa a causa dei dolori provocati dalla mancanza di cibo, mentre ormai si registra uno dei tassi di malnutrizione più alti al mondo.
Le famiglie di agricoltori che producono mais, la principale coltura alimentare del Paese, stanno pagando lo scotto della crisi climatica, con la stagione delle piogge che arriva più tardi ogni anno e il conseguente progressivo allungarsi della stagione secca o della siccità.
Il 90% del totale del cibo in Zambia viene prodotto dai piccoli proprietari terrieri e il calo della resa dei raccolti sta incidendo negativamente sui redditi delle famiglie e, quindi, sulla capacità delle persone di acquistare beni e servizi. La crisi economica è generalizzata: dopo 15 anni di progresso economico, che ha consentito al Paese di raggiungere nel 2011 uno status di reddito medio-basso, l’economia dello Zambia si è bloccata e attualmente si registra uno dei più alti tassi di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza al mondo.
Le pianure alluvionali del fiume Zambesi, nella Provincia Occidentale, sono tra le aree più colpite, con 10 distretti su 16 che si stima abbiano raggiunto livelli emergenziali di insicurezza alimentare. Nonostante la regione continui ad avere inondazioni annuali – una parte vitale del ciclo di coltivazione – le piogge arrivano più tardi e cadono per un periodo più breve. Questo lascia agli agricoltori poco tempo per seminare i loro raccolti e farli crescere fino alla maturità, prima che inizi la lunga stagione secca.
Clement, 42 anni, è padre di cinque figli e vive nella provincia occidentale dello Zambia. Vive con quello che coltiva e ha visto la sua famiglia diventare più povera nel corso degli anni a causa delle piogge sempre più irregolari nella zona. “Le piogge sono arrivate in ritardo, all’inizio dell’anno, e il tempo delle precipitazioni è stato troppo breve. Siamo stati costretti a seminare tardi e le piante non avranno il tempo di maturare. Il problema è che se la stagione delle piogge si sposta in avanti, non si riesce a coltivare correttamente la terra. Col passare del tempo ho visto una modifica sostanziale nelle precipitazioni. Prima arrivavano a settembre o a ottobre, ma negli ultimi anni questo non è accaduto e quest’anno abbiamo dovuto attendere fino a gennaio. Sappiamo che il clima sta cambiando e che dobbiamo modificare il nostro modo di coltivare i campi. Ma la trasformazione è già avvenuta. Anche in passato, eravamo abituati a subire forti inondazioni, però ora arrivano all’improvviso e se ne vanno bruscamente, danneggiando i raccolti” ha raccontato agli operatori di Save the Children.
Namakando, 42 anni, è padre di quattro figli e vive nella stessa zona di Clement. Anche lui vive del suo raccolto e fa affidamento sull’alternarsi di piogge stagionali, inondazioni e stagioni secche per coltivare i suoi campi. “In passato le piogge arrivavano prima. Ora arrivano in ritardo e non rimangono a lungo. All’improvviso smette di piovere, le stagioni secche durano più a lungo. Questo crea problemi con il cibo, e i bambini sono quelli che soffrono di più. Se non mangiano bene, non vanno a scuola, perché non si può studiare quando si ha troppa fame. Un tempo il raccolto sarebbe stato ormai pronto, non avremmo avuto bisogno di acquistare il cibo. Non so perché le cose stiano cambiando. È la prima volta che sento parlare del termine cambiamento climatico” ha raccontato.
“Lo Zambia è un Paese che raramente fa notizia. La sua gente è pacifica e non attira l’attenzione su di sé. Tuttavia, questa caratteristica positiva sta andando contro gli interessi del Paese, ormai affetto da una crisi lenta ma molto grave, che ribolle sotto la superficie. Lavoriamo con agricoltori che non sanno cosa sia la crisi climatica, ma sanno che qualcosa sta cambiando. Ci dicono che non possono più pianificare il loro raccolto, che hanno bisogno di modificare il loro modo di lavorare ma non hanno esperienza nel farlo, né hanno accesso a semi diversi da quelli che coltivano da sempre. Sono resilienti e pieni di risorse, ma non avevano previsto di doversi adattare a un clima completamente nuovo. Le famiglie contadine dello Zambia meritano di meglio. I loro figli meritano di sapere che ci sarà un futuro per loro nella terra dei propri antenati, che le azioni di individui e aziende avide in Paesi lontani non li priveranno del poco che hanno” ha dichiarato Jo Musonda, Direttore di Save the Children in Zambia.
Save the Children lavora in Zambia da quasi 40 anni, conducendo programmi di salute, nutrizione, istruzione e protezione in tutto il Paese. In risposta alla crisi climatica, Save the Children sta sostenendo i bambini e le loro famiglie colpite da siccità e inondazioni, fornendo supporto educativo ai bambini, assistenza economica e voucher di emergenza, nonché programmi di alimentazione scolastica.