Cinque attacchi alle scuole nello Yemen solo nel mese di marzo 2021 hanno lasciato circa 30.600 bambini senza accesso all’istruzione, aggravando ulteriormente una crisi educativa già critica nel paese. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sulla base dei dati analizzati.
Queste aggressioni sono più del doppio di quelle subite dalle scuole nell’ultimo trimestre del 2020. Complessivamente, sono più di 2 milioni i bambini rimasti senza accesso all’istruzione e almeno 2.500 edifici scolastici sono stati coinvolti dal conflitto.
L’escalation delle violenze in aree come Taiz hanno segnato il trimestre con il numero più alto di vittime negli ultimi due anni, ben 50 persone uccise o ferite in questa regione tra gennaio e marzo 2021.
A marzo le scuole di Taiz sarebbero state danneggiate da quattro bombardamenti, tre dei quali hanno provocato 11 vittime civili, tra cui 4 bambini. Un altro attacco ha avuto luogo nella capitale di Sana’a, dove una scuola sarebbe stata colpita da un’incursione aerea. Tali offensive possono avere un grave impatto per anni sull’istruzione dei bambini o addirittura per tutta la vita.
“Dall’inizio della guerra sono stata sfollata due volte. Sono passati tre anni da quando ero a scuola a Hodeida e un attacco aereo ha colpito il quartiere dove si trovava. La bomba è esplosa vicino alla nostra scuola e l’ha danneggiata, tutti eravamo molto spaventati,” ha detto a Save the Children Bushra *, 15 anni.
“Non siamo potuti tornare a scuola per una settimana, anche dopo ci sono stati sempre più attacchi e tutte le scuole della zona hanno dovuto sospendere le lezioni. Gli aerei da guerra volavano sopra le nostre teste in continuazione e l’area era piena di persone armate. Ho iniziato ad avere molta paura ” sottolinea Bushra.
I minori dello Yemen continuano a pagare a caro prezzo questa guerra, anche con la loro stessa vita. All’inizio di maggio, i report hanno riferito di 5 bambini uccisi e 12 feriti in alcune delle linee di fronte più pericolose a Hodeida, Saada e Ma’rib[3], e gli operatori di Save the Children a Taiz hanno riferito di altri 2 feriti dai bombardamenti nei giorni scorsi. Negli ultimi tre anni quasi 1 vittima civile su 4 era un bambino.
Yousif *, 13 anni, è stato gravemente ferito in un bombardamento a Hodeida alla fine dell’anno scorso. Ora non può muovere una delle mani colpita da una scheggia. Due dei suoi amici sono morti nell’attacco. Yousif * sta ancora lottando per riprendersi da questa esperienza e dalle altre ferite subite.
“Stavo lavorando quando mio figlio ha finito la colazione ed è andato a giocare a calcio con il suo amico in un cortile vicino casa. Quando è tornato i bombardamenti hanno colpito quel cortile e un gruppo di ragazzi che stavano giocando a calcio sono rimasti feriti. Poi uno dei miei figli mi ha chiamato al lavoro per dirmi che il fratello più piccolo era stato ferito in un secondo attacco mentre cercava di aiutare altre persone colpite. Gli uomini lasciano le loro case per cercare lavoro con la preoccupazione di ritrovare le famiglie uccise al loro ritorno” ha detto a Save the Children il padre di Yousif*.
“Gli attacchi contro le scuole non solo mettono in pericolo la vita dei bambini, ma distruggono anche i loro sogni di una vita migliore. Le scuole dovrebbero essere un rifugio sicuro per i più piccoli, non un campo di battaglia. Le parti in conflitto e i loro alleati internazionali hanno la responsabilità di proteggere i bambini e il loro futuro. I nostri operatori in prima linea lavorano instancabilmente cercando di garantire che i minori siano protetti dalle gravi violazioni. Tuttavia, continuiamo a ricevere centinaia di casi di bambini feriti in attacchi mirati contro civili. Chiediamo a tutte le parti in conflitto di mettere fine agli attacchi contro le scuole e di attuare pienamente un cessate il fuoco il prima possibile, per interrompere le violazioni dei diritti dei bambini e lavorare per una pace sostenibile e una soluzione politica del conflitto” ha dichiarato Xavier Joubert, Direttore di Save the Children in Yemen.
“Tragedie come questa non possono passare sotto silenzio, l’Italia deve proteggere questi bambini e fermare tutte le armi esportate verso il conflitto in Yemen. L’ultima relazione UAMA appena pubblicata indica l’Arabia Saudita tra i primi dieci acquirenti di armi italiane, nonostante il blocco relativo all’export di missili e bombe d’aereo verso questo paese. Come Save the Children non possiamo accettare che la maggior parte degli armamenti e sistemi militari italiani, sia destinata alle zone di maggior tensione del mondo in cui i bambini continuano a soffrire per gli attacchi sui civili” ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.