A causa delle violenze in corso in Yemen che costringono i bambini e le loro famiglie a lasciare le proprie case, nove minori su dieci nei campi di sfollati non hanno accesso sufficiente a beni di prima necessità come cibo, acqua pulita e istruzione[1]. Lo denuncia Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, chiedendo il pieno accesso alle comunità sfollate, per migliorare i servizi per i minori nei campi.
I bambini nei campi, dei quali circa la metà si trovano entro cinque chilometri da una linea del fronte, devono spesso camminare per ore per trovare acqua potabile e legna per cucinare. Molti di loro non hanno altra scelta che lavorare per sostenere il reddito familiare.
Nel settimo anno di conflitto in Yemen, circa 1,71 milioni di bambini rimangono sfollati nel Paese e tagliati fuori dai servizi di base. Mezzo milione di loro non ha accesso all’istruzione formale.
Nel 2020 circa 115.000 bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case a causa dell’escalation di violenza, principalmente intorno a Marib e nelle regioni di Hodeida, Hajjah e Taiz[2]. Finora nel 2021 quasi 25.000[3] bambini e le loro famiglie hanno dovuto lasciare le proprie case.
“I bambini sono i primi a subire le conseguenze dello sfollamento e sono i più colpiti. I combattimenti, le inondazioni che hanno distrutto i rifugi di migliaia di persone, la seconda ondata di COVID-19 e la povertà stanno costringendo tanti a fuggire: molti genitori non possono permettersi nemmeno di soddisfare i bisogni basilari dei propri figli[4]. Questi ragazzi e ragazze si sentono insicuri nei loro rifugi di fortuna e spesso devono passare la giornata a stomaco vuoto. Per 523.000 bambini sfollati questo significa anche che non possono andare a lezione[5].Ogni giorno senza istruzione sgretola il loro futuro” ha dichiarato Xavier Joubert, Direttore di Save the Children in Yemen.
“A Hodeida avevamo una casa nostra. Qui non c’è sicurezza e il rifugio non è buono. La tenda non mi fa sentire al sicuro. L’anno scorso avevamo casa, cucina, frigo, wc e acqua, ma qui non abbiamo niente. La cosa più difficile è che non abbiamo acqua, soldi o vestiti” ha detto Leyla, 11 anni, che vive in un campo profughi a Lahj con il fratello minore e i genitori.
“La situazione è molto difficile per le donne e le ragazze qui nel campo. Anche solo andare in bagno di notte è una sfida. Sono lontani dalle nostre tende, non c’è luce per strada e molti uomini sono in giro. Non ci sentiamo al sicuro. Dobbiamo riunirci in gruppi di tre o portare un parente maschio solo per andare in bagno. I bambini stanno abbandonando la scuola perché devono lavorare per sostenere le loro famiglie. Alcuni giorni fa un bambino di 10 anni è rimasto fulminato mentre lavorava. È ancora in ospedale a lottare per la sua vita” ha raccontato Elham*, 22 anni, un’insegnante volontaria di Save the Children che vive e lavora nello stesso campo.
Save the Children sta fornendo istruzione informale, acqua e servizi igienico-sanitari in diversi campi in tutto lo Yemen. Tuttavia, l’Organizzazione segnala che occorre fare di più per migliorare e aumentare l’accesso degli operatori umanitari alle comunità sfollate e garantire il soddisfacimento dei bisogni primari e protezione per i loro figli.
Save the Children chiede a tutte le parti in conflitto di cessare immediatamente tutti gli attacchi contro persone e obiettivi civili, comprese scuole e ospedali, e di rispettare il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani nella condotta delle ostilità. Esorta, inoltre, i donatori ad aumentare il loro sostegno finanziario e diplomatico ai bambini e alle loro famiglie in Yemen[6].