Non si placa la psicosi internazionale da xylella fastidiosa. E in nome di questa brutta “fama” anche le istituzioni di altri Paesi, in particolare quelli europei che non sarebbero stati colpiti dal “contagio” arrivano i consigli più disparati nei confronti dei propri concittadini per evitare una quantomai presunta propagazione.
Il più banale rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è che i turisti dovrebbero astenersi dal portare incautamente piante provenienti dall’estero come souvenir in particolare dalle isole Baleari e dall’Italia.
Il direttore del servizio di protezione dei vegetali del Dipartimento di Stato per l’Agricoltura, sicurezza alimentare e della pesca (LALLF) Mecklenburg Vorpommern Rostock, Joachim Vietinghoff, ha ricordato che la “Xylella fastidiosa – non v’è alcun nome tedesco – può influenzare più di 300 specie di piante ospiti, quali erbe, oleandri, ulivi, aceri”.
In Vogtland Zausa un vivaio ha dovuto distruggere nel febbraio 2017, l’intera gamma di prodotti, tra cui 45.000 viole, narcisi e primule. L’anno prima gli ispettori avevano identificato un oleandro contagiato.
Vietinghoff ha anche comunicato che “Se una sola pianta risulta infettata, tutte quelle nel raggio di 100 metri di deve essere distrutto senza eccezioni. Dev’essere anche disposta a 10 km una zona cuscinetto deve dove devono essere effettuata regolarmente delle misure ufficiali di sorveglianza. Ed in seguito devono essere eseguite numerose misure fitosanitarie per prevenire l’ulteriore diffusione”. I casi di malattia si sono verificati in particolare in Italia e in Francia dal 2013 in pois. Nel 2016 la Xylella fastidiosa ha raggiunto, come detto, anche la Sassonia. E a questo punto arriva Vietinghoff l’avvertimento “Se si vuole portare piante da altri paesi europei dalle vacanze, possiamo chiedere che si acquisti solo in vivai registrati e garantire che un passaporto delle piante è presente“. Tutte le specie di piante coltivate e commercializzate devono essere registrate in un archivio UE.