(Adnkronos) – E’ stata a Mar-a-Lago da Donald Trump, nel 2017, l’ultima volta di Xi Jinping negli Usa, tre mesi dopo l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca. Lo stesso leader cinese che Barack Obama ha accolto nel 2013 nella tenuta di Sunnylands. Adesso Xi torna negli Usa, a San Francisco. Era stata proprio qui la prima volta del leader cinese negli Stati Uniti, nel 1985, quando aveva 31 anni, in quello che l’agenzia ufficiale cinese Xinhua scrive si ritiene sia stato il primo viaggio all’estero di Xi, “giovane e promettente” funzionario, segretario del Partito nella contea di Zhengding, nella provincia di Hebei. Una visita, con tappa nell’Iowa, che “forse è stata anche la sua prima e unica esperienza di soggiorno presso una famiglia americana”.
Ora gli Stati Uniti si preparano ad accogliere di nuovo Xi, ma Xi ‘l’imperatore’, in un clima e in un contesto ben diverso da Mar-a-Lago. Quell”imperatore’ che Biden non ha esitato a definire “dittatore” e che, secondo vari media americani, avrebbe in programma anche una cena privata con imprenditori americani, dopo il bilaterale con il presidente americano. Sembra che, ha scritto il New York Times, per 40.000 dollari si possano avere otto posti riservati più uno al tavolo dell’ ‘imperatore’.
I biglietti partirebbero dai 2.000 dollari a testa. Il leader cinese arriva per il summit dell’Apec a San Francisco, già di per sé un’occasione più formale – con decine di leader – rispetto ai colloqui di Mar-a-Lago o Sunnylands. A margine dei lavori incontrerà Joe Biden, che conosce da più di dieci anni e che ha visto un anno fa a margine del G20 di Bali.
Da quel giorno, ha evidenziato il Washington Post, Biden e Xi non hanno avuto contatti diretti e questa sarà la settima interazione tra i due presidenti dal gennaio 2021, da quando Biden è alla Casa Bianca, ma solo il secondo incontro di persona. A ottobre il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, aveva già chiarito – da Washington – che “la strada per San Francisco” non sarebbe stata “facile”.
Tanto è accaduto tra le due visite di Xi: dalla guerra commerciale, alla pandemia di coronavirus, dal conflitto in Ucraina a quello in Medio Oriente.
Preoccupano le ambizioni militari del gigante asiatico e il ‘trattamento’ riservato dal Dragone alle aziende straniere. Le relazioni, evidenzia la Cnn, sono andate via via peggiorando come mai accaduto negli ultimi decenni. Quella che era iniziata come una guerra commerciale all’epoca di Trump si è presto estesa ad altre aree, dalla tecnologia alla sicurezza nazionale, passando per geopolitica e visioni dell’ordine globale, una competizione che – sottolinea Nectar Gan per la rete americana – si è intensificata con l’Amministrazione Biden.
Nel mezzo, ci sono la visita di agosto 2022 di Nancy Pelosi a Taiwan che da speaker della Camera Usa suscitò le ire di Pechino, con la Repubblica Popolare che avviò maxi manovre militari e i canali di comunicazione con Washington saltati. Perché per il Dragone Taiwan, isola di fatto indipendente, è solo una “provincia ribelle” da “riunificare”. Poi, lo scorso febbraio, la crisi legata al sospetto pallone spia.
Da allora gli Usa hanno ‘investito’ mesi a cercare di allentare le tensioni: sono stati in Cina il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario al Tesoro Janet Yellen, l’inviato per il clima John Kerry, il capo della Cia William Burns e il segretario al Commercio Gina Raimondo (il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha incontrato di recente Wang a Washington).
Sembra però finita l’era di quella “diplomazia personale” tra leader – quella degli incontri a Mar-a-Lago e nella tenuta di Sunnylands – considerata cruciale per definire e consolidare i rapporti bilaterali. “Penso ormai si sia superata quella fase. Riesco a immaginare con difficoltà Biden che invita Xi nella sua residenza privata – ha commentato Yun Sun, alla guida del programma Cina del think tank Stimson Center di Washington, citata dalla Cnn – San Francisco sarà un’occasione molto formale”. Anche perché pochi anni dopo l’arrivo di Xi al potere, ricostruisce la Cnn, i funzionari americani hanno presto iniziato a capire di non potersi fidare delle promesse fatte dal leader cinese durante la “diplomazia personale” (nel 2015, durante una visita d Stato negli Usa, aveva promesso che il gigante asiatico non avrebbe “cercato la militarizzazione” del Mar cinese meridionale).
E se per Sun “quei quattro anni di Amministrazione Obama hanno prodotto un danno enorme sulla fiducia americana circa il comportamento della Cina di Xi”, pochi mesi dopo l’accoglienza a Mar-a-Lago, a luglio 2017 Trump già accusava i cinesi – tramite l’allora Twitter – di “non fare nulla per noi con la Corea del Nord”. E poco dopo iniziava la guerra commerciale. “Adesso – afferma l’esperta – siamo al punto in cui le due parti hanno avuto un forte danno alla fiducia reciproca ed entrambe stanno scoprendo che gli interessi nazionali sostanzialmente non si allineano”.
L’atteso faccia a faccia tra Xi e Biden, ha sintetizzato il Post, arriva mentre Usa e Cina “cercano di stabilizzare relazioni scosse da una serie di crisi” e mentre i conflitti in Europa e Medio Oriente “minacciano di distogliere l’attenzione di Washington da quello che l’Amministrazione Biden ha spesso indicato come la più importante sfida geopolitica: gestire la competizione con la Cina”. La speranza degli Stati Uniti, hanno detto fonti della Casa Bianca citate da Fox News, è che l’incontro tra Biden e Xi serva ad allentare le tensioni bilaterali in un momento in cui è necessaria “un’intensa diplomazia”. Il presidente americano sottolineerà l’importanza di mantenere “aperte le linee di comunicazione”, ha spiegato ancora un funzionario dell’Amministrazione. L’obiettivo è sempre “gestire la competizione in modo responsabile”.
I due presidenti, secondo funzionari citati dal Post, parleranno di collaborazione in aree di reciproca preoccupazione (come i cambiamenti climatici) e dovrebbero anche affrontare punti di disaccordo, dal conflitto in Ucraina ai diritti umani, passando per le dispute nel Mar cinese meridionale e Taiwan, dove a gennaio sono previste le elezioni presidenziali.
Biden, dicono le fonti, farà anche pressioni su Xi affinché contribuisca sul ‘fronte Iran’ per evitare un allargamento del conflitto tra Israele e Hamas. Dal ministero degli Esteri di Pechino dicono che i due presidenti parleranno di questioni “strategiche, generali e di direzione” riguardo le relazioni tra Stati Uniti e Cina, oltre ad affrontare questioni inerenti “la pace e lo sviluppo globale”. E ribadiscono che la Repubblica Popolare “considererà e gestirà le sue relazioni con gli Usa in linea con i tre principi di rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione reciprocamente vantaggiosa”.
Xi, scrive la Xinhua, “torna negli Usa alla ricerca della strada da seguire per i legami tesi tra le due principali economie del mondo”. E, conclude la Bbc, “nessuna delle due parti si attende una qualsiasi svolta che possa costituire un reset per le relazioni, si tratterà di gestire e stabilizzare i rapporti”.
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