Approvata definitivamente la legge, ora il Belize può essere depennato dalla lista nera delle aree UNESCO a rischio. La Barriera corallina del Belize – sito patrimonio mondiale dell’UNESCO – ha rischiato fino ad oggi danni irreversibili a causa dell’attività petrolifera off-shore.
La nuova norma adottata dal governo del Belize, firmata e divenuta legge negli ultimi giorni del 2017, ha un valore storico: per la prima volta un paese in via di sviluppo ha deciso di fare un passo in favore della difesa degli oceani, ponendo fine dalla ricerca e all’estrazione di idrocarburi. Il Belize, che vanta la più grande barriera corallina dell’emisfero boreale, entra così a far parte di quella ristretta cerchia di paesi che hanno deciso di fermare per sempre le attività petrolifere nelle proprie acque.
La normativa è la conseguenza dell’impegno che il governo del Belize ha preso ad agosto dello scorso anno, decidendo di stabilire una moratoria permanente sulle attività petrolifere nei suoi mari. Questo importante atto è la conseguenza delle pressioni nazionali e internazionali finalizzate a preservare il fragile ecosistema della barriera corallina. Questo impegno, portato avanti dal Primo Ministro, Dean Barrow, si è concretizzato dopo mesi di proteste e pressioni da parte del WWF, di Oceana e della Belize Coalition to Save Our Natural Heritage che hanno comportato la sospensione della attività di prospezione petrolifera nei pressi della barriera corallina.
Un report del WWF pubblicato nel giugno 2017 ha mostrato che la barriera corallina del Belize è seriamente minacciata dalle attività di ricerca petrolifera offshore. Il turismo e la pesca legati alla barriera corallina danno sostentamento a circa 190.000 persone. Nel 2016 WWF e Oceana hanno guidato una coalizione che ha svolto un’intensa campagna contro i test di introspezione petrolifera che utilizzano la tecnica dell’air gun (emissione sottomarina di aria compressa con rischio di drammatici impatti sulla biodiversità) a ridosso della barriera corallina. La campagna WWF sul web ha ottenuto il supporto di quasi mezzo milione di persone da tutto il mondo.
Nadia Bood, esperta di barriera coralline presso del WWF Belize, dice: “E’ una grande novità per il Belize. Non solo perché il suo governo ha dato credito alle richieste di protezione della barriera corallina, sottraendolo ad un pericoloso rischio di contaminazione e impatti. Ma anche perché adesso il paese può essere considerato un leader mondiale nella protezione degli oceani. Questa è una mossa rivoluzionaria per un paese in grave difficoltà economica”.
“La barriera corallina del Belize è sia casa di un incredibile numero di specie, sia luogo vitale per l’economia, per il turismo e per la pesca del paese. Intervenendo per rimuovere la maggiore minaccia per la barriera, il Belize sta tutelando il proprio futuro. Noi tutti speriamo che questo importante passo in avanti possa incoraggiare anche gli altri paesi a seguire l’esempio e a prendere provvedimenti indispensabili, per proteggere gli oceani del nostro pianeta”.
Janelle Chanona, vicepresidente di Oceana Belize, dice: “Come nazione non saremmo mai arrivati a questo punto, se non ci fosse stata la partecipazione del popolo del Belize. Un simile impegno, riflette il grado di coscienza nazionale, che permette di definirci “figli della barriera corallina”. Faremo in modo di far sapere al mondo che il governo e i cittadini del Belize, non scherzano sulla tutela del nostro patrimonio, né sulla difesa del nostro futuro”.
Casa di circa 1.400 specie, inclusa la tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata) il lamantino (Trichecus manatus) e 6 specie di squali in pericolo di estinzione la barriera corallina del Belize, Reserve System World Herritage, è dal 2009 nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO a rischio perché minacciati da attività umane. Questa nuova legislazione contribuirà a rimuovere il Belize dalla lista nera.
Fanny Douvere, coordinatore del programma mondiale UNESCO sul patrimonio marino: “L’economia del Belize dipende dal turismo, che genera, grazie alla barriera corallina, introiti da 182 a 237 milioni di dollari l’anno. Questa legislazione è una pietra miliare che contribuisce a rimuovere finalmente dalla lista dei siti a rischio il secondo più grande sistema di barriera corallina mondiale. Si prevede che la Commissione UNESCO possa prendere una decisione a riguardo durante la prossima sessione che si terrà tra giugno e luglio 2018”.
Ma se il divieto di attività petrolifere offshore potrà apportare cambiamenti significativi, saranno comunque necessarie misure urgenti per rafforzare la protezione delle foreste di mangrovie e limitare la privatizzazione di terreni demaniali, nel sito patrimonio mondiale Unesco (World Heritage Site).