Dopo la recente presentazione nell’ambito della rassegna Quartieri di vita, debutterà al Teatro Elicantropo di Napoli, lo spettacolo What do you want? scritto e diretto da Stefano Scognamiglio, che vedrà interpreti Florence Omorogeva, Becky Collins, Jennifer Omigie, Tessy Akiado Igiba, Osman Nuhu, Israel Emovon, Ibrahim Diallo, Wadud Husseini.
Otto attori in scena, quattro uomini e quattro donne provenienti dall’Africa occidentale, impegnati in una pièce che è una dichiarazione d’intenti: la vita non si racconta, si vive, si canta, si danza, possibilmente insieme.
Presentata da Cultural Video Production, What do you want? è una commedia dolce e amara che racconta frammenti di vita vissuta e sognata. Testimonia un modo di stare al mondo anche attraverso canti e danze, nel tentativo di svelare l’intima verità di ciascuno degli attori, verità che, in quanto tale, sfugge, si costruisce attraverso il dubbio, lo scontro, l’incontro e, principalmente, l’ascolto di sé e degli altri.
Il laboratorio teatrale presso il centro sociale Ex Canapificio di Caserta, protagonista da anni anche di numerose attività artistiche, si è posto da subito, dunque, un obbligo di ascolto profondo nei confronti di quattro uomini appartenenti alla S.P.R.A.R. (servizio protezione richiedenti asilo rifugiati, organismo del Ministero dell’Interno) e quattro donne, alcune mogli di napoletani, arrivando alla stesura di un testo in italiano, cucito su ciascun interprete, tramato di ‘pidgin english’ con incursioni di ‘benin’ e ‘esan’ nigeriani, ‘twi ghanese e ‘walof’ senegalese.
“La scrittura scenica che avevo in mente – spiega il regista – si è sviluppata, volta per volta. Con loro il risultato è un lavoro non tradizionale, giacchè non esiste una trama definita, piuttosto si procede per immagini e suggestioni, per frammenti di vita vissuta e di vita un po’ sognata. Nonostante l’assenza di un nucleo narrativo definitivo, c’è un piano di immanenza emotivo comune, che scaturisce dai singoli racconti di ognuno di loro”.
L’ascolto è l’unica possibilità per esserci senza etichette, a prescindere dallo status, la voglia di pensare all’oggi e al domani, per reinventarsi ogni giorno. L’insofferenza alle continue richieste di raccontarsi punta dritto al teatro, nel compimento di ogni atto, gioioso o drammatico che sia, senza nessun filtro: vita per la vita, vivere o niente.
Poco spazio, dunque, alla narrazione tradizionale in What do you want?, a vantaggio della storia dei protagonisti. L’esperienza personale viene mescolata con quella altrui e distillata per la scena, nei gesti, nei suoni. Qualche frammento a tratti, tuttavia, brilla, ma non ha il tempo di compiersi, immerso nel fluire feroce e comico dell’esistenza.