Welfare e lavoro tornano nell’agenda politica italiana. Salario minimo, equo compenso, pensioni, occupazione, ammortizzatori sociali e disabilità sono tra i temi al centro del tavolo di discussione avviato al Ministero del Lavoro. Ricostruire lo Stato Sociale, smantellato a poco a poco nel corso degli anni, è un lavoro che deve partire dalla tutela delle fasce più deboli della popolazione per arrivare a un moderno welfare aziendale.
Cosa significa welfare
Assistenza sanitaria, indennità di disoccupazione, accesso all’istruzione pubblica, assistenza ai disabili, previdenza sociale sono i pilastri dello Stato sociale o, come si dice oggi, del Welfare. Misure che uno Stato attua per tutelare le fasce più deboli della popolazione come gli anziani, i disabili, gli orfani e coloro che non sono più nelle condizioni di lavorare. Raccolgono l’eredità dei provvedimenti nati in Inghilterra con la seconda rivoluzione industriale per i lavoratori e gli orfani minorenni e consolidati al tempo della Seconda Guerra Mondiale quando gran parte della popolazione aveva perso casa, lavoro, marito o genitori. Uguali opportunità per tutti e possibilità di vivere in serenità i momenti bui della propria esistenza sono, invece, le due facce del Welfare in Italia, nato nel 1970 con lo Statuto dei Lavoratori e che trova il suo fondamento nel principio costituzionale dell’uguaglianza dei punti di partenza. Due sistemi, quelli del Welfare e del lavoro, che nel nostro Paese sono stati gradualmente distrutti per fare spazio alle urgenze imposte dalla crisi finanziaria del 2008.
Cos’è il welfare aziendale
Come abbiamo visto, Welfare e lavoro sono strettamente collegati. Si sviluppa su diversi livelli, da quello più basilare che prevede le garanzie minime come gli ammortizzatori sociali, il giusto salario a quello superiore che ridistribuisce la retribuzione tra salario e benefit fino a prevedere momenti aggregativi e soggiorni vacanza a prezzi agevolati. Maestro assoluto in questo campo è stato Adriano Olivetti che diede ai suoi dipendenti la possibilità di usufruire di nidi aziendali, ambulatori medici, la partecipazione a gruppi sportivi e a momenti ricreativi. La sua idea di fabbrica a misura di uomo favorì, tra l’altro, l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, una novità per quei tempi, una difficoltà reale ancora oggi.
Cosa significa coniugare welfare e lavoro oggi
Il welfare aziendale oggi si articola in una vastità di strumenti e ogni azienda prevede quelli che ritiene più aderenti alla propria idea di sussidiarietà. I più utilizzati sono sicuramente i buoni pasto, il rimborso delle spese mediche e di quelle scolastiche e l’opportunità di lavorare in smart working, cioè dalla propria abitazione. Una nuova idea di welfare si sta facendo spazio incentrata sul concetto più ampio di benessere dei lavoratori. Il benefit più ricercato oggi è il tempo. Il tempo che orari di lavoro stressanti sottraggono alle persone precludendo loro una buona qualità della vita. Molte aziende straniere hanno iniziato a inserire nell’orario di lavoro momenti dedicati all’attività fisica e alla meditazione e altre a ridurre l’orario giornaliero di lavoro. In Finlandia, invece, a inizio anno ha fatto discutere la proposta avanzata dal governo di accorciare la settimana lavorativa a 4 giorni. In Italia siamo lontani da questo tipo di posizioni ma è chiaro che ricostruire il nostro welfare significa anche cambiare ottica.