Al PAV Parco Arte Vivente, nella cornice di Artissima, verrà inaugurata la prima personale italiana dell’artista cinese Zheng Bo (Pechino 1974). La mostra, a cura di Marco Scotini, aprirà la nuova stagione espositiva dedicata, in particolare, al rapporto tra ecologia e arte nel continente asiatico. Intitolata Weed Party III, la mostra è pensata appositamente per il PAV e si confronta con specie vegetali del territorio piemontese.
Attento indagatore del rapporto tra piante, società e politica, Zheng Bo, è tra i più interessanti artisti cinesi dell’ultima generazione. Presente a Manifesta 12 a Palermo, è reduce della seconda Yinchuan Biennale e coinvolto nella prossima Taipei Biennale, che aprirà in novembre. Nella sua serie di opere Propaganda botanica, Zheng Bo fa ricorso a slogan storici marxisti che ricrea con l’uso di elementi vegetali in modo da espandere nozioni come “uguaglianza”, “lavoratore” o “socialismo” oltre la sfera dell’umano. Il suo ultimo slogan “Earth Workers Unite”, concepito per Yinchuan Biennale e costituito di 370 piante di pioppo, lasciava aperta la possibilità di una doppia interpretazione: non tanto che fossero i lavoratori del pianeta Terra ad unirsi tra loro (secondo la versione ortodossa), quanto che diventasse possibile l’associazione tra Terra e lavoratori contro lo sfruttamento comune.
A partire dal 2003, la pratica artistica socialmente impegnata di Zheng Bo ha riguardato ecologia, progetti partecipativi, comunità marginalizzate e tematiche di genere. L’uso frequente delle piante selvatiche tipiche degli ambienti urbani – e considerate convenzionalmente erbacce – connette il suo lavoro a metafore politiche in cui ciò che è sgradito, abbandonato, dimenticato o “fuori posto” diventa una sostanziale forza ecologica per diffondere culture di resistenza e resilienza. Esteso ad alcune città nell’ultimo decennio, il suo progetto con le erbacce (weed) ha preso differenti nomi, come Weed Plot (nel tetto del Sifang Art Museum a Nanchino), Weed Commons (per il Times Museum di Guangzhou) e Weed Party (una serie ancora in corso cominciata a Shanghai nel 2015 e ora approdata al PAV). In quest’ultimo progetto, l’artista cerca di immaginare un partito politico post-umano dove gli esseri umani ed extra-umani non risultano più separati tra loro.
Il Weed Party concepito per il PAV si pone come il terzo appuntamento dopo il giardino d’erbacce e terra realizzato per l’interno del Leo Xu Projects di Shanghai nel 2015 e il lavoro sulle felci per TheCube Project Space di Taipei nel 2016. In questa serie di episodi espositivi, Zheng Bo indaga il rapporto (ben oltre la metafora) tra il carattere incontrollabile dei movimenti politici spontanei e il potere infestante e inestirpabile delle piante cosiddette parassitarie. La possibilità di disseminarsi e di riprodursi continuamente, la capacità di resistere a lungo e in condizioni sfavorevoli, il fatto di rappresentare una minaccia per il campo coltivato, sono tutti attributi che connotano le forme di vita tanto delle insorgenze attiviste che delle specie vegetali rispetto all’ecosistema in cui viviamo.
Al centro fisico e concettuale della mostra al PAV vi è la grande istallazione/giardino After Science Garden, concepita ad hoc per lo spazio della serra del centro d’arte contemporanea e sviluppata in dialogo con il territorio, sia dal punto di vista botanico sia nell’interazione con attivisti e ricercatori locali, con i quali l’artista immagina le possibili configurazioni dei futuri movimenti sociali ed ecologisti. Il percorso prosegue con gli erbari grafici Survival Plant Manual I e II, frutto di una ricerca sulla relazione tra mondo vegetale e sopravvivenza in una prospettiva storicizzata, la stessa prospettiva da cui parte la lettura inedita dell’internazionalismo comunista cinese a Parigi che dà corpo alla maquette A Chinese Communist Garden in Paris. A chiudere la mostra, i due film del ciclo Pteridophilia (l’ultimo della trilogia verrà presentato a Taipei), che esplora il potenziale delle teorie eco-queer mostrandoci sette giovani uomini intrattenere rapporti intimi con diversi tipi di felci in una foresta di Taiwan.