Potremmo definirla ‘guerra da web’, quella che si combatte pigiando i tasti della tastiera, a colpi di click del mouse, seduti comodamente in poltrona dietro il monitor di un pc. E’ il fenomeno del complottismo della rete che è in evidente ascesa ed è proporzionale all’estrema libertà di internet. Ci si erge a giustizieri del mondo, ci si autocelebra come nuovi ‘salvatori’ del web 2.0 e si cerca di svelare cospirazioni compiute da organizzazioni superiori celate nell’ombra o di impedire mega complotti, catastrofici per la razza umana.
Questa lotta si combatte sempre da casa, scavando in rete documenti ufficiali che magari – peccando d’ingenuità – lasciano trapelare qualche piccolo errore che avvalora la teoria del complotto mondiale.
Fin quando il complottismo è fine a sé stesso, poco male. Il vero problema diventa il business che c’è dietro queste teorie: libri, dvd, convegni a prezzi esorbitanti e chi più ne ha più ne metta. Il passo dal complotto alla truffa è molto breve e così alla fine i falsi guru dei complotti ne guadagnano e i veri sostenitori diventano le loro vittime.
Variola Major è l’admin della pagina facebook ‘Le scie chimiche sono una cazzata’, uno di quelli che, per passione e non per professione, decide di dedicare il suo tempo libero a denunciare le bufale che circolano sulla rete. E così si racconta a noi di Cinque Colonne Magazine.
Che ruolo ha un admin nel gruppo ‘Le scie chimiche sono una cazzata’?
Quello di qualunque admin di un gruppo Facebook: moderare gli interventi e gestire quelle tre o quattro regole base di un civile confronto tra persone con pareri contrastanti. Prima che me lo chieda lei le anticipo già che tra le mansioni di un admin di LSCSUC non c’e’ quella di indirizzare le discussioni in un senso o nell’altro. Anzi, abbiamo subito messo in chiaro a tutti gli utenti che quando esprimiamo le nostre opinioni sui diversi aspetti dell’argomeno “scie chimiche”, lo facciamo senza il cappellino da admin in testa… cappellino che invece indossiamo, virtualmente, quando c’e’ da riportare a livelli civili qualche discussione che si è scaldata un po’ troppo.
Viene pagato per passare ore a gestire una pagina facebook?
Magari lo fossi! La famosa bufala dei “disinformatori”, così i complottisti amano chiamarci, pagati 6000 euro al mese è appunto una bufala. Chi gestisce una pagina o un gruppo come LSCSUC lo fa per divertimento. E le assicuro che sono minuti, non ore. Le posso chiedere una cortesia: se le dovesse capitare di intervistare un complottista può chiedergli perchè proprio 6.000 euro/mese?
I motivi per cui hanno inventato che fossimo pagati li sappiamo ma siamo curiosi di sapere su quali basi si sono inventati proprio quella cifra. Peraltro sempre la stessa da oltre 10 anni. Se vogliamo fare una battuta potremmo dire che il sindacato dei disinformatori è davvero scarso se in 10 anni non ci ha fatto ottenere nemmeno un euro di aumento.
Con che titoli si avvicina alle teorie del complotto?
Dal punto di vista anticomplottista penso che non sia una questione di titoli, tant’è che non faccio mai sfoggio dei miei e la mia credibilità all’interno dei gruppi di debunkers, non solo quelli che amministro, me la sono guadagnata e come me se la sono guadagnata altri, attraverso interventi pertinenti e documentati piuttosto che attraverso la laurea. Dal punto di vista complottista neppure; certo un titolo accademico può aiutare molto all’inizio a conferire una certa credibilità ma la credibilità si fa in fretta a perderla se si fanno affermazioni errate per ignoranza in materia o, peggio ancora, volutamente false per interesse. Il guaio è che anche se la credibilità viene smontata pezzo per pezzo da noi debunkers, i “guru” del complottismo sfruttano la propensione di molti a voler credere ai complotti in modo fideistico. E per chi ha questa propensione i titoli non contano, anzi spesso per loro essere un accademico è un valore negativo in quanto facente parte del “sistema”.
Perché Variola Major agisce dietro un nick, senza esporre la propria identità?
In realtà faccio, come Variola Major le stesse cose che faccio con il mio nome e cognome reale. Pero’ i social network sono un po’ differenti dal contesto accademico in cui ovviamente uso la mia vera identità; nei social e più in generale sul web ci si trova spesso a scontrarsi con persone che diventano fonte di noie e disturbo. E io non ho nè il tempo nè la voglia di dovermene preoccupare. Non mi spaventano quelli che vengono a schiamazzare sotto casa (è successo ad un mio conoscente) o che ricevono lettere di minaccia (anche questo è successo) o che addirittura hanno problemi sul lavoro perchè qualcuno ha scritto lettere al suo principale (si, anche questo ho visto succedere); non mi spaventano ma non voglio perder tempo con loro.
A suo parere i sostenitori delle teorie del complotto si avvalgono di poteri e tecniche di condizionamento delle masse?
I sostenitori no. Anzi i sostenitori si può dire che siano vittime del condizionamento. Quelli che usano, a volte, quel tipo di tecniche sono quelli che i complotti li “inventano”, mi passi il termine un po’ forzato. E in un certo senso li capisco (il che non vuol dire che li giustifico o li approvo), hanno un prodotto da vendere e usano gli stessi metodi di chi ha altri prodotti.
Se accettiamo questa idea di manipolazione perché dobbiamo credere, allora, alle sue di verità?
Non ci sono le “mie” verità, magari in contrapposizione alle “altrui” verità; c’è “LA” verità. E poi ci sono le bufale. Scelga lei a cosa vuol credere. Il massimo che posso fare, ed è poi quello che faccio, è semplicemente fornire a chi mi ascolta gli strumenti per cercarla e trovarla.
Prendiamo, per esempio, il tema scie chimiche: questa tesi non è sostenuta solo dalle persone comuni ma anche da studiosi come il fisico Corrado Penna, il biologo come Giorgio Pattera, il giornalista d’inchiesta Gianni Lannes oppure il generale Fabio Mini, insomma persone di un certo rilievo. Secondo la sua ottica come se lo spiega?
Potrei rispondere con sarcasmo chiedendole se ha qualche mese di tempo in modo che io possa farle, a fronte dei suoi 4 nominativi, l’elenco dei milioni di studiosi che sostengono la tesi opposta ma preferisco rispondere nel merito. Innanzitutto c’è un errore di fondo nell’elencare Fabio Mini insieme agli altri tre: malgrado quello che si può spesso leggere sul web il Generale Mini non ha mai sostenuto la teoria sciachimista. Molto piu’ semplicemente ha rilasciato un’intervista contenente sue considerazioni ipotetiche sulla geoingegneria e sui cambiamenti climatici. Il tutto con verbi rigorosamente al condizionale. Questa intervista è stata smontata, le frasi sono state decontestualizzate e alla fin fine quello che ne è saltato fuori è lontano anni luce da quello che Mini ha effettivamente detto. E se legge l’intervista originale (credo sia disponibile in rete) ne converrà anche lei. Per gli altri tre nomi da lei elencati si può tranquillamente affermare che nessuno di loro ha mai, e sottolineo mai, portato alcuna prova a sostegno della tesi sciachimista. E potrei dire la stessa cosa per tutti gli altri “studiosi” o sedicenti tali. Anzi spesso è capitato che, per presunte prove portate dai sostenitori dello sciachimismo, saltasse fuori qualche manipolazione.
Perché escludere l’avvelenamento che potrebbero causare le scie chimiche, se per anni abbiamo assistito all’avvelenamento silente nella Terra dei Fuochi con la compiacenza di molti?
Perchè in un caso si fa riferimento ad un’organizzazione criminale la cui esistenza è accertata e nell’altro si fa riferimento in modo nebuloso ad un potere occulto non ben identificato; perchè in un caso ci sono stati pentiti e rei confessi le cui affermazioni sono state poi riscontrate con prove e nell’altro caso non ci sono mai state affermazioni di persone coinvolte; perchè in un caso si tratta di un avvelenamento accertato da centinaia di esami specifici e precisi e nell’altro non c’e’ alcuna prova documentale di questo presunto avvelenamento; perchè in un caso ci troviamo di fronte alla conseguenza di un piano ben preciso con uno scopo ben preciso (chi ha seppellito rifiuti tossici lo ha fatto con lo scopo di avere un riscontro economico del traffico di rifiuti, l’avvelenamento è una conseguenza) e nell’altro caso non c’e’ uno scopo anzi spesso i sostenitori dello sciachimismo forniscono risposte contraddittorie quando si chiede loro quale sarebbe lo scopo delle scie (far piovere, non far piovere, migliorare l’efficienza dei sistemi radio, danneggiare sistemi radio nemici, depopolazione, ecc.); insomma mi sembra che stiamo parlando di due cose del tutto diverse. Anzi, approfitto della sua domanda per dire che tra i tanti motivi per cui bisogna avversare i complottismi c’è anche questo: sono una chimera che può “distrarre” chi, in buona fede, vuole far qualcosa di socialmente utile per il proprio paese e può portarlo a combattere un pericolo immaginario come le scie e a trascurare un pericolo reale come le ecomafie.
Non crede che il complottismo sia il frutto di un’eccessiva spettacolarizzazione della società? Se si, perché?
No, non lo credo. Credo piuttosto che abbia altre origini. Io tendo sempre a fare una netta distinzione tra i “guru” che i complotti li inventano e li diffondono e i “seguaci” che ai complotti ci credono. Ebbene, per i guru si puo’ dire che il complottismo sia figlio dell’avidità (non dimentichi che il giro d’affari di libri, DVD, conferenze e raccolte fondi muove milioni di euro) o in certi casi sia figlio di un’ideologia distorta. Per i seguaci spesso il credere ad un complotto è figlio di una frustrazione o un’insoddisfazione personale e del conseguente bisogno di un nemico su cui riversare la propria rabbia. Il tutto condito con una buona dose d’ignoranza
A questo punto parliamo di complotti in riferimento, secondo lei, anche al 11 settembre, al signoraggio, al sistema massonico ed anche all’inquinamento elettromagnetico come il wi fi ad esempio?
Si è scordata di elencare i vaccini, uno dei complottismi a mio avviso più pericolosi per le conseguenze sulla società tant’è che a seguito di voci incontrollate di complotto che hanno portato molti genitori a non vaccinare i figli, abbiamo assistito in tempi recenti al ripresentarsi di malattie letali in zone dove quelle malattie erano ormai eradicate. Si potrebbe dire che ci sono ipotesi di complotto un po’ su tutti gli argomenti in qualunque campo scientifico o sociale ma, scava scava, alla fine si torna a quello che dicevamo più sopra: a qualcuno fa comodo inventarli, a qualcuno fa piacere crederci e molti finiscono per farsi affascinare, ma sarebbe più corretto dire “abbindolare” perchè il livello di cultura del nostro paese è, ahimè, drammaticamente basso e a molti mancano gli strumenti per difendersi dagli affabulatori.
Per esempio a livello di meteorologia una delle mode in voga è la sostituzione di termine come ‘bombe d’acqua’ invece del semplice acquazzone. Anche questa, secondo lei, è una mania per cercare la catastrofe?
Più che cercare la catastrofe direi che la mania è quella di cercare l’audience. Lo scopo è sempre quello; che sia sotto forma di telespettatori che portano quindi più inserzionisti per gli spot, o di visite su un sito (e una visita equivale a soldi tramite i banner pubblicitari), o anche di semplici “like” su una pagina facebook che magari non portano soldi ma gratificano l’ego. E da che mondo è mondo la catastrofe, il dramma, la tragedia hanno sempre sortito l’effetto di attrarre l’attenzione. Questo spiega il catastrofismo e la nascita di orribili neologismi come “bomba d’acqua” che, per la cronaca è solo una libera, e brutta, traduzione della parola inglese “cloudburst” (letteralmente: esplosione di nuvola) che in italiano si traduce con nubifragio.