Sono queste le maggiori evidenze emerse dall’indagine presentata all’interno dell’“Experience Matters: Marketing+Design nuovi pattern per la convergenza digitale“, l’evento che si è svolto presso il Politecnico di Milano Bovisa, organizzato da POLI.design – Experience Design Academy, centro di ricerca e sviluppo per l’UX Design; GreatPixel, agenzia che si occupa di Design e Conversion Rate Optimization e Personalive, società di consulenza strategica di marketing multicanale che si occupa di ricerche di mercato basate sull’approccio Dynamic Personas.
Lo studio ha prestato particolare attenzione ai cosiddetti Dark Pattern, ovvero a tutte quelle strategie che vengono adottate durante la progettazione di un’interfaccia di navigazione al fine di indurre gli utenti a rispondere inconsapevolmente a determinati stimoli. In questa direzione la ricerca ha fotografato lo status quo del percepito dei fenomeni interruttivi di navigazione online e dei Dark Pattern da parte del consumatore finale, indagando se, quanto e come esse siano riconosciute e ritenute invadenti e la reazione ad esse.
Ma se da una parte cresce la fiducia, non bisogna dimenticare gli ostacoli alla navigazione: quasi 3 milioni si dichiarano completamente intolleranti ai fenomeni imprevisti durante la navigazione (banner, pop-up, richiesta di dati personali per accedere a un contenuto, pubblicità a tempo, etc.). Al punto che l’83% degli italiani heavy e-shopper rinuncia alla fruizione di un contenuto perché la navigazione è risultata fastidiosa. E il 34% ci rinuncia spesso. Al tempo stesso l’85% degli heavy e-shopper dichiara di essersi imbattuto almeno una volta nelle fake news (il 32% spesso) e il 32% ha innalzato le difese contro gli ostacoli alla navigazione come l’advertising, installando un ad-blocker su almeno un dispositivo (Pc, smartphone, tablet). Questo dato è in linea con le evidenze Netcomm 2017, pari al 28% degli acquirenti online italiani.