Con il progetto We’re gonna have a real good time together (settanta opere in olio su carta che formano un’unica grande installazione), Daniele Galliano mette in scena la decadenza degli uomini di potere – politici, bancari, affari-sti – e del mondo spietato che rappresentano nell’atto della loro dissoluzio-ne.
Tradizionalmente la testa è considerata sede dell’anima, della vita, della forza, del daimon o genius (spirito divino).
La sottrazione dei lineamenti e la loro dissoluzione nei volti di Galliano priva i personaggi non solo della loro specificità e identità, istanza irriducibile di ogni essere umano, ma della loro stessa anima. We’re gonna have a real good time together, rispecchia quella determinata classe sociale che ancora vuol far crederci che tutto va bene! Uomini che fingono di essere quello che nemmeno lontanamente sono.
Trasmettono un’immagine completamente differente da ciò che realmente è. Un mondo dominato dall’ipocrisia, in cui la stessa storia è sempre scaduta in una cronaca asettica di una quotidianità avvilente in cui i confini tra il bene e il male sono stati per lo più labili e in mano alla moda del momento.
Una categoria impostata e programmata attraverso specifici stilemi di formazione dell’identità, che comprende quattro componenti: identificazione, individuazione, imitazione e interiorizzazione.
Con la prima il soggetto si rifà alle figure rispetto alle quali si sente uguale e con le quali condivide alcuni caratteri; produce il senso di appartenenza a un’entità collettiva definita come “noi” (famiglia, patria, gruppo di pari, comunità locale, nazione, fino ad arrivare al limite dell’intera umanità).
Con la componente di individuazione il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia dai gruppi a cui non appartiene (e, in questo senso, ogni identificazione/inclusione implica un’individuazione/esclusione), sia dagli altri membri del gruppo rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale (biografia) che è sua e di nessun altro.
Attraverso l’imitazione, che è intesa come attività di riproduzione conscia e inconscia di modelli comportamentali, l’individuo si muove in maniera differente all’interno della società a seconda del contesto sociale in cui si trova.
Infine, l’interiorizzazione permette al soggetto di creare un’immagine ben precisa di sé grazie all’importanza che hanno i giudizi, gli atteggiamenti, i valori e i comportamenti degli altri su noi stessi. Tutti noi rivestiamo più ruoli, di conseguenza abbiamo un’identità multipla, definita come identità sociale.
È opportuno, infatti, chiarire che l’identità è contestuale e relazionale, cioè essa può variare in base al contesto, al ruolo che si intende assumere in tale contesto e alla posizione, autodeterminata o meno, che si gioca (o ci viene fatta giocare dagli altri con le loro identità) all’interno della rete di relazioni e percezioni (simmetriche ed asimmetriche) al cui interno ci si trova inscritti e attivi.