L’intera struttura idrica italiana si trova in una situazione di emergenza: le falle della rete sono uno dei maggiori problemi delle nostre città. Le cause vanno ricercate in decenni di mancati investimenti, nella gestione non sempre ottimale delle utilities, nel ridisegno dei confini degli ATO e degli ATO non ancora assegnati.
Tra le cause anche la tariffazione: in Italia si investono non più di 35 euro ad abitante a fronte degli 80 euro impegnati per persona in altre aree più virtuose d’Europa. Le tariffe idriche italiane continuano infatti a essere tra le più basse, un terzo di quelle francesi, un quarto di quelle tedesche e un quinto di quelle scandinave e dei Paesi Bassi.
Anche di questo – le soluzioni al Water Loss – si parlerà durante WATEC ITALY 2016, l’evento internazionale organizzato a Venezia, patrocinato dalla Commissione europea e dal New York City Environmental Protection Department e organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ICE – Istituto nazionale per il Commercio Estero, Porto di Venezia, Anbi Veneto, Sace, Italveco, IBNET, Danieli Plant Engeeniring, Boer Group, Consorzio Arica, Coldiretti Veneto, RWL Water.
Secondo l’ISTAT, infatti, le dispersioni delle reti di distribuzione dell’acqua potabile ammontano a 3,1 miliardi di metri cubi: il 37,4% dei volumi immessi in rete non raggiunge gli utenti finali, a causa di criticità di vario ordine come la perdita nelle condotte, l’obsolescenza delle infrastrutture, i consumi non autorizzati ed errori di misura.
In particolare nelle Isole si ha il più elevato livello di dispersione, il 48,3%, quindi poco meno della metà dei volumi immessi in rete non raggiunge gli utenti finali. Di contro il Nord Ovest ha un livello di ripartizione più basso. Anche per la depurazione non va meglio: quasi il 20% del Paese non è allacciato a reti fognarie e quasi il 40% delle acque reflue non sono trattate dagli impianti.
Negli ultimi 20 anni sono stati investiti quasi 12 miliardi di euro per circa 6000 interventi nel settore idrico, ma c’è ancora molto da fare: gli interventi avviati e non ancora conclusi risultano 885 per un valore totale finanziato pari a 2,9 miliardi di euro, mentre gli interventi non avviati risultano 888 e ammontano a un valore totale finanziato pari a 3,2 miliardi di euro.
Sempre secondo l’Istat servirebbero circa 65 miliardi di euro per rimettere in sesto l’infrastruttura idrica del paese, dato che rischierebbe di aumentare qualora non si intervenisse.
A questo si aggiungono le sanzioni a cui l’Italia è sottoposta per il mancato rispetto delle direttive UE, Secondo una stima del Governo l’Italia rischia di dover sborsare una cifra complessiva di circa mezzo miliardo di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere”, per il mancato rispetto della direttive Ue su impianti fognari e depurativi.
Durante gli 8 convegni di Watec Italy 2016, i 40 relatori, si confronteranno sulle principali novità tecnologiche legate all’acqua, per risolvere la situazione attuale. Watec rappresenta una piattaforma di business collaudata, già sperimentata con successo in Israele, Perù e India – per un totale di 15 edizioni – e che quest’anno inaugurerà la tappa europea.