Tra la fine del mese di Aprile e l’inizio di maggio Aversa è stata il teatro di un’interessante iniziativa, promossa dall’ONG campana, con sede a Frattamaggiore, Cantiere Giovani, che ha portato 20 volontari italiani ad unire le forze insieme a sei ragazzi provenienti da tutto il mondo per sostenere alcuni progetti di cittadinanza attiva e dare un forte segnale di sviluppo delle relazioni interculturali. I ragazzi italiani e i volontari stranieri, che arrivavano da Russia, Ungheria, Ucraina, Turchia e Corea del Sud, hanno collaborato i volontari dell’Associazione Dadaa Ghezo per sostenere le attività della mensa della Caritas di Aversa. L’iniziativa rientra nella terza edizione della Festa dei Popoli, manifestazione promossa dalla diocesi aversana.
Il workcamp è stato un ulteriore momento per rafforzare lo sviluppo e la diffusione di iniziative di volontariato, di sostegno e di interscambio culturale.
In una società sempre più caratterizzata da culture differenti che entrano in contatto, talvolta scontrandosi, sei giovani volontari stranieri che arrivano in Italia con il solo scopo di mettersi al servizio di chi ha più bisogno, collaborando con i volontari locali non può che essere considerato un momento simbolo di quello che potrebbe essere un processo di crescita e sviluppo per tutta la società campana ed italiana. Il volontariato internazionale è forse la risposta migliore alle insidie che si celano dietro l’incontro tra culture diverse, talvolta opposte, talvolta semplicemente inconsapevoli l’una dell’altra.
Cantiere Giovani, con il programma Volontariato al Volo, mira a creare una forma innovativa e, probabilmente vincente, di interscambio culturale promuovendo il volontariato internazionale sia in ingresso, attirando giovani da tutto il mondo, sia in “uscita” dando la possibilità ai giovani campani ed italiani di vivere un’esperienza, anche breve grazie ai Workcamp di due settimane, totalmente nuova.
Cinque Colonne Magazine ha incontrato Sirio Fusco, uno dei responsabili del progetto Volontariato al Volo di Cantiere Giovani.
Il volontariato come opportunità di crescita e di sviluppo collettivo per tutta la società, è una definizione attuale? Si, in effetti è proprio in quest’ottica che andrebbe concepito e vissuto oggi. In Italia c’è ancora un ampio settore di volontariato legato all’assistenzialismo, all’aiuto di persone “sfortunate” o “disagiate”. L’aiuto è una componente importante dell’impegno civico, ma non certo l’unica, e l’assistenzialismo non è l’unica cultura che può animarlo.
Se ci soffermiamo sul concetto del mero aiuto, possiamo notare come in fondo riproduca un rapporto di soggezione, dove c’è un soggetto che aiuta e una persona, ridotta a oggetto, che resta in una condizione di subordinazione.
Il volontariato come opportunità di crescita della società invece implica invece una cultura di cambiamento, significa una comunità nella quale gli individui scelgono liberamente, gratuitamente, di essere parte attiva della vita sociale, protagonisti di una rete dove ci si sostiene a vicenda, si valorizzano le competenze di ognuno, le si donano agli altri. Ecco, il volontariato è un vero scandalo per le logiche consumistiche: è la prova che donne e uomini possono assumere e praticare un’altra idea di libertà, che non si arresta dove inizia quella altrui, ma che vive, esiste proprio nella misura in cui quella degli altri si esprime. E in questo fare si sviluppano nuove conoscenze, nuove relazioni, che possono essere spese dai singoli nella vita privata e lavorativa, e che si ripercuotono poi positivamente a livello sociale, perché le nuove competenze e la cultura della solidarietà diventano elementi su cui si fonda la comunità stessa.
Cosa possono fare le istituzioni per sostenerlo e promuoverlo? Le Istituzioni possono fare molto. Il volontariato ha bisogno delle condizioni per potersi esprimere in tutte le sue potenzialità. Quindi spazi, strumenti, attrezzature che consentano a chi sceglie di impegnarsi per sé e per la comunità di farlo nel migliore dei modi. Va poi fatto di più nel riconoscimento istituzionale delle competenze acquisite nel volontariato, cosa che consente ai giovani di molti Paesi di valorizzare al massimo quell’enorme patrimonio di esperienze e conoscenze che possono maturare nel loro impegno.
Quali sono i margini di crescita in Campania? In Campania questo potrebbe significare maggiore professionalizzazione dei giovani, più versatilità e la possibilità di fare esperienze spendibili anche in un contesto professionale, gestendo con maggiori risorse individuali la crisi e la disoccupazione, che pesano particolarmente su questa Regione.
I momenti di volontariato internazionale, come i Workcamp, possono ricoprire un ruolo nel processo di mediazione tra culture differenti in una società frammentata come l’Italia di oggi?
La nostra esperienza dimostra di sì. Quando realizziamo un campo di volontariato internazionale in una comunità locale, accade sempre qualcosa di unico. L’arrivo di giovani di diversi Paesi del mondo inizia ad attirare l’attenzione dei cittadini. Qualcuno inizia ad avvicinarsi, a dare una mano. Molti rimangono sorpresi nel vedere protagonisti persone provenienti da Paesi che spesso si associano automaticamente a mestieri come colf e badanti, muratori o lavavetri. E’ qualcosa di destabilizzante per molte coscienze: e si tratta di shock salutari, che invitano a riflettere, a interrogarsi… Non accadono miracoli, né li aspettiamo, ma qualcosa inizia a muoversi concretamente. In un workcamp magari si realizza la prima occasione nella quale, spinti dall’arrivo di giovani di altri Paesi, italiani e immigrati prendono parte assieme alle attività. Iniziano relazioni che prima non erano pensabili.
Giovani universitari, volontari, immigrati, ragazzi con minori opportunità, persone di ogni origine e condizione si ritrovano fianco a fianco: gli stereotipi si dissolvono un po’ alla volta; trovano spazio le persone vere, gli individui con le loro storie, i loro sogni e le loro difficoltà. E quando si ha di fronte una persona, e non un luogo comune, il tessuto sociale tende a rafforzarsi.
Avvicinare i giovani al mondo del volontario è uno degli obiettivi principali di iniziative di Cantiere Giovani. Un giovane, che magari non ha mai avuto esperienze e non sa come muoversi, cosa deve fare per entrare nel mondo del volontariato? Iniziative come i workcamps brevi possono rappresentare la scintilla che dà inizio ad un percorso? E’ davvero molto semplice. I workcamp consentono di fare un’esperienza anche solo di due settimane. Non ci si vincola per lunghi termini, può prendervi parte anche chi è più impegnato, ed inoltre è un modo per avvicinarsi a un mondo nuovo. Sono tanti quelli cercano su www.volontariatoalvolo.it il campo che preferiscono, ci contattano e vivono una piccola avventura, coniugando solidarietà, cambiamento sociale, viaggi e intercultura. Magari decidono di partire ancora l’estate successiva, o durante le festività di Natale… Si, spesso è una scintilla, che poi diventa un “fuoco dentro” che non si spegne: da lì può partire un servizio di volontariato locale, o magari si può visitare il sito www.serviziovolontarioeuropeo.it per dedicare al volontariato in un altro Paese un periodo lungo fino a un anno.
Si dice che queste esperienze sono “punti di svolta”, ed è vero. Quale che sia la forma di volontariato che si sceglie, si vivrà sempre un momento che non si dimenticherà mai.