Vola il Made in Italy in Gran Bretagna dove le esportazioni italiane fanno registrare un balzo record dell’8,9%. Un’analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi sette mesi del 2019, spiega come questo dato sia generato dal rischio del No Deal.
La corsa agli acquisti è spinta dal fatto che a pesare sui rapporti commerciali in caso di No Deal è soprattutto il rischio dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni, che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione Europea.
L’Italia ha importanti relazioni nell’agroalimentare con forniture che nel 2018 hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro e classificano la Gran Bretagna la quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nell’agroalimentare.
Dopo il vino che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è proprio l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 85 milioni di euro.
Senza accordo un problema riguarda anche la tutela giuridica dei marchi con le esportazioni italiane di prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che incidono per circa il 30 per cento sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari. Non vanno infatti dimenticati i casi, smascherati in passato, della vendita in Gran Bretagna di falso prosecco alla spina, in lattina o in polvere nei wine kit.