Vittorio Gassman Amleto italiano. Vogliamo ricordare così l’attore che ha saputo confrontarsi con cinema, teatro e televisione con la stessa bravura; che ha saputo interpretare personaggi, tipici della commedia italiana e del teatro shakespeariano con la stessa intensità. La scorsa settimana Vittorio Gassman avrebbe compiuto cento anni e noi vogliamo ripercorrere la sua carriera artistica in Italia e all’estero.
Il Mattatore
Vittorio Gassman è stato uno dei maggiori interpreti della commedia all’italiana. Il suo nome è, infatti, citato spesso insieme a quelli di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. In realtà l’attore nato a Genova e che all’età di sei anni si trasferì a Roma dove resterà per tutta la vita ha attraversato tutti i generi e i registri del Novecento. Il primo film che gli diede il successo, infatti, fu “Riso amaro”, capolavoro del Neorealismo diretto da Giuseppe De Santis. Mario Monicelli scoprì la sua vena comica e lo volle, oltre che ne “I soliti ignoti” (1958), anche in pellicole come “La grande guerra” (1959), “L’armata Brancaleone” (1966) e “Brancaleone alle crociate” (1970).
Negli anni Sessanta partecipò a film più popolari per la regia di Dino Risi da “Il mattatore” (1960) a “Il sorpasso” (1962), da “La marcia su Roma” (1962) a “Il gaucho” (1964). Con Risi e Monicelli continuerà a collaborare anche negli anni Settanta e Ottanta così come con Ettore Scola sotto la cui direzione interpretò, tra gli altri, “C’eravamo tanto amati” (1974), “La famiglia” (1987).
I successi all’estero
Come una vera star internazionale, Vittorio Gassman alternava la collaborazione con i registi italiani a partecipazioni a film diretti da registi stranieri. Negli anni Settanta e Ottanta, recitò in “Un matrimonio” di Robert Altman (1978), “La tempesta” di Mazursky (1982), “Benvenuta” di Delvaux (1983), “La vita è un romanzo” di Resnais (1983). Nel 1992 partecipò al film “Il lungo inverno” di Jaime Camino e nel 1996 a “Sleepers” di Barry Levinson (che sarà la sua ultima apparizione in un film straniero).
Vittorio Gassman Amleto
Non si può ricordare Vittorio Gassman senza menzionare il suo impegno teatrale. I grandi successi cinematografici non lo allontanarono mai dal teatro. Le tavole del palcoscenico erano luogo di studio e di ricerca quasi maniacali. Uno spazio in cui confrontarsi con autori importanti. Impersonò gli shakespeariani Amleto e Otello, diresse la manzoniana Adelchi. Interpretò le opere di Luigi Pirandello, Alessandro Dumas, Jean Cocteau. Portò sul palcoscenico Dostoevskij e gli autori classici greci. Quello era il momento di spogliarsi di ogni inflessione dialettale, ogni infrastruttura cinematografica per vestirsi di solennità. Teneva talmente al teatro che fondò anche una scuola a Firenze: la Bottega teatrale. L’esperienza durò dal 1979 al 1991 e vide la collaborazione di nomi tra i più prestigiosi del cinema e del teatro italiano e straniero: Ettore Scola, Anthony Quinn, Giorgio Albertazzi, Adolfo Celi.
L’atteggiamento verso il teatro fu simile a quello che ebbe verso la televisione. Scelse con cura i programmi nei quali apparire prediligendo Mina, Corrado e Pippo Baudo. La sua autoironia lo portò a partecipare al programma satirico “Tunnel” nel quale leggeva con tono serio e formale testi come le bollette del gas, menu di ristoranti. La sua ultima apparizione in tv fu nel 1999 con il programma “Il mattatore – corso accelerato di piccole verità” di cui fu il protagonista. Mai definizione fu più azzeccata per un artista capace di attirare l’attenzione del pubblico con una battuta di spirito, uno sguardo o anche solo con la presenza.
In copertina foto da Flickr