Vite e clima. A causa dei mutamenti climatici come cambierà la coltivazione della vite in area montana? Si estenderanno i vigneti in aree più fresche? L’introduzione di varietà diverse da quelle attualmente coltivate in Trentino è una risposta conveniente? Quali sono gli scenari probabili per le varietà autoctone?
Vite e clima: un evento per capire la situazione
Il comparto vitienologico trentino ha cercato di dare risposta alle domande poste precedentemente presso la Sala Conferenze del Palazzo Ricerca e Conoscenza, con un incontro dal titolo “Scenari climatici per la viticoltura trentina: progettare le strategie di azione per un territorio montano”. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Edmund Mach nell’ambito del progetto europeo “Mediterranean Climate Vine and Wine Ecosystem” (MEDCLIV), co-finanziato da EIT Climate KIC e rivolto all’ecosistema viti vinicolo dell’Europa mediterranea, includendo l’intero areale nazionale.
Intervista a Emanuele Eccel, Fondazione Edmund Mach, San Michele all’Adige (TN) – Coordinatore del progetto MEDCLIV
Siamo arrivati al momento dell’intervista per la storia di oggi. Dell’evento e dei suoi futuri sviluppi ne abbiamo parlato con Emanuele Eccel, Fondazione Edmund Mach, San Michele all’Adige (TN) – Coordinatore del progetto MEDCLIV:
Ogni storia ha un suo punto di partenza: cos’è la Fondazione Edmund Mach?
La storia dell’Istituto inizia il 12 gennaio 1874 quando la Dieta regionale tirolese di Innsbruck (Impero Austro-Ungarico), che aveva acquistato il monastero agostiniano di San Michele all’Adige, deliberò di attivare lì una scuola agraria con annessa stazione sperimentale. Ognuna di esse doveva congiuntamente cooperare alla rinascita dell’agricoltura nel Tirolo, regione a cui apparteneva il Trentino fino alla fine della prima guerra mondiale.
Nel 2008 la F. Mach (FEM) ha assunto la conformazione attuale, che la vede organizzata in tre centri dedicati a i) Istruzione e Formazione, ii) Ricerca e Innovazione e iii) Trasferimento Tecnologico. Vi lavorano oltre 600 persone, che hanno a disposizione un campus di 14 ettari, con aule, serre, uffici e laboratori dotati di strumentazioni all’avanguardia. Ad esso si aggiungono 120 ettari di terra coltivata a melo e vite e 80 ettari di foreste.
L’ampiezza degli orizzonti scientifici della FEM è ciò che la rende unica nel suo genere: si passa dall’innovazione a servizio delle filiere dell’agrosistema, alla circolarità delle filiere produttive e alla tutela della qualità di bevande e alimenti; dallo studio della biodiversità genetica dell’ecosistema alpino, forestale e agrario a quello dell’impatto antropico sulla loro conservazione e sulla salute umana.
Come nasce l’evento “Scenari climatici per la viticoltura trentina”?
L’evento del 6 dicembre è stato un incontro organizzato per il territorio trentino all’interno di un progetto che riguarda l’intera area europea viticola mediterranea; si tratta di “Mediterranean Climate Vine and Wine Ecosystem” (MEDCLIV), coordinato da FEM e finanziato da EIT – Climate KIC con lo scopo di costruire reti collaborative per affrontare in modo congiunto, da parte di diverse categorie interessate, le questioni portate dal cambiamento climatico.
Il clima cambia, ormai è assodato, e continuerà la sua evoluzione verso condizioni ambientali sempre più lontane da quelle in cui il modo attuale di coltivare è nato e si è sviluppato. Nel caso della vite da vino, il legame con il territorio ed il suo clima, così fortemente connesso con il profilo del prodotto finale e con il suo mercato, è messo in discussione, in particolare per lo scenario futuro. Da qui la spinta ad intraprendere nuove azioni per l’industria vinicola, dall’uso del territorio, alla pratica in campo, alla tecnica enologica, all’immagine sul mercato.
Qual è stato l’obiettivo dell’evento?
Il Trentino si trova in una zona estrema per quanto riguarda l’areale del progetto MEDCLIV, data la sua posizione alpina; tuttavia, questo aspetto introduce peculiarità specifiche per il territorio, come sappiamo. Dunque, l’argomento della mattinata di lavoro del 6 dicembre sono state le problematiche della coltivazione della vite e della produzione di vino in ambiente alpino e montano, e specificamente rivolto alla realtà trentina. Gli argomenti su cui ci si interroga si possono così riassumere:
- la coltivazione della vite in area montana può dare opportunità di adattamento ad un clima diverso spostando i vigneti in aree più fresche?
- alla luce dell’evoluzione delle condizioni climatiche, l’introduzione di varietà diverse da quelle attualmente coltivate in Trentino è una risposta conveniente? Si ritiene in alternativa che si dovrà considerare la produzione di vini con profili diversi da quelli attuali?
- in un contesto di cambiamento, sarà utile ripensare ai disciplinari delle DOC?
- quali richieste la filiera viti-vinicola trentina avanza alla pubblica amministrazione per affrontare questi temi?
Potreste fare un bilancio dell’evento?
L’evento ha visto la partecipazione di circa 50 tra viticoltori, consulenti, enologi, rappresentanti di cantine, di associazioni di categoria, della pubblica amministrazione e, naturalmente della ricerca, in cui FEM, organizzatrice dell’evento, esprime una delle sue carte vincenti.
All’ingresso in sala era stata posta una domanda ai partecipanti, che rappresenta ora un sondaggio (per quanto limitato e informale) sulle aspettative delle diverse categorie su quanto una rete collaborativa può offrire. La domanda era la seguente: “Quali sono le priorità che vorresti affrontare congiuntamente nei confronti dell’impatto del cambiamento climatico (agronomico, enologico, gestionale, normativo, di mercato…) sulla produzione di vino in Trentino?” Le risposte ottenute hanno espresso diversi interessi, che vanno dalla comunicazione dei risultati delle sperimentazioni, agli interventi di pubblica amministrazione per favorire la realizzazione di impianti di vite in nuove aree montane, alla questione sempre più urgente dell’uso della risorsa idrica per far fronte ad estati come quella appena trascorsa, che ha posto sfide notevoli alla produzione.
Le categorie di partecipanti citate poco sopra rappresentano quelle che sono chiamate a collaborare per la costruzione di un “Living Lab” in Trentino sulle questioni che legano la viticoltura e la produzione di vino alle sfide del cambiamento climatico in atto, ma in particolare in vista degli scenari futuri. Le tematiche di maggior interesse da loro espresse, elencate sopra, potranno costituire i primi concreti argomenti da affrontare nei rispettivi tavoli di lavoro.
Qual è il messaggio che avete voluto lanciare tramite questo evento?
Il messaggio più generale che è stato lasciato ai partecipanti è stato quello di mettersi in contatto con il coordinamento del progetto, ed in particolare di accedere alla piattafoma VINEAS, opportunamente creata proprio per la coesione dell’ecosistema vitivinicolo nei confronti degli aspetti portati dal cambiamento climatico (rif.–> vineas.net). Il progetto ha inoltre una pagina LinkedIn e una Facebook (internazionali), e a quest’ultima è collegato il gruppo degli utenti italiani. Per ogni richiesta di informazioni e per restare in contatto è sempre possibile scrivere a medcliv@fmach.it.