Precari: il Mezzogiorno è l’area che, in termini assoluti, ne presenta di più (1.336.329). Rispetto ad una media nazionale del 17,2%, nel Mezzogiorno l’incidenza è pari al 21,6%
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I lavoratori precari, in Italia, sono quasi 4 milioni (precisamente 3.941.400), il 56% circa è occupato nelle Regioni del Centro Sud e tra il 2008 (inizio della crisi economica) ed il 2010 sono aumentati del 4%. Sono concentrati soprattutto nel settore della ristorazione, degli alberghi e nei servizi pubblici e sociali. Oltre il 38% ha solo la licenza media e tra gli under 35 il livello retributivo mensile netto è di 1.068 euro. Questo importo è inferiore del 25,3% rispetto a quanto percepisce un lavoratore che svolge le stesse mansioni assunto, però, con un contratto a tempo indeterminato. Sono queste le principali caratteristiche dei lavoratori atipici italiani secondo un’analisi che è stata condotta dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che in calce spiega: vengono definiti “precari” i dipendenti a tempo determinato involontari, i lavoratori part-time involontari, i collaboratori e le partite Iva con tre vincoli (mono committenza, rispetto di orari di lavoro prefissati, effettuazione delle prestazioni lavorative prevalentemente o esclusivamente nel sito del committente). A livello territoriale, come accennato, è il Centro Sud la macro area che presenta la concentrazione più elevata (56%). Il Mezzogiorno, tra le quattro ripartizioni geografiche, è l’area che, in termini assoluti, ne presenta di più (1.336.329). Rispetto ad una media nazionale del 17,2%, nel Mezzogiorno l’incidenza dei precari sul totale degli occupati è pari al 21,6%. Tra il 2008 (inizio della crisi economica) ed il 2010 gli atipici sono aumentati del 4%. Nel Nordest l’incremento è stato del +8,3%, nel Nordovest addirittura del +8,9%. A livello regionale la crisi economica ha fatto esplodere la loro presenza in particolar modo in Trentino A.A. (+20,7%) ed in Emilia Romagna (+20,3%). Forte il calo registrato in tutte le Regioni del Sud ed in Veneto (-4,6%). La cosa sicuramente più sorprendente – sottolinea la Cgia – è il livello di istruzione di questi lavoratori. Oltre il 38% dei precari italiani ha solo la licenza di scuola media inferiore. Un dato che preoccupa molto gli artigiani mestrini. “Questi precari con basso titolo di studio – afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – sono coloro che rischiano più degli altri di essere espulsi dal mercato del lavoro. Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono presenti soprattutto nel settore della cura alla persona, in quello alberghiero, in quello della ristorazione e nell’agricoltura. Per questo ritengo che la formazione deve essere posta al centro di qualsiasi attività che abbia come obbiettivo la professionalizzazione di questi lavoratori”. Il settore economico che presenta il tasso più elevato di precarietà è quello degli alberghi e dei ristoranti. L’incidenza percentuale dei precari sul totale degli occupati di questo settore si attesta al 35,5%. Seguono i servizi pubblici, sociali e alle persone (33,4%), e l’agricoltura (28,4%). In termini economici, i precari con una età compresa tra i 15 e i 34 anni, percepiscono una retribuzione mensile netta di 1.068 euro. Rispetto a un lavoratore che svolge le stesse mansioni assunto, però, con un contratto a tempo indeterminato, i giovani atipici prendono 282 euro in meno al mese (-25,3%). Tra gli over 35, invece, la retribuzione mensile media è pari a 1.325 euro, con un differenziale, rispetto a quanto prende un lavoratore dello stesso settore con il posto fisso, di -518 euro al mese (-38%).