La prima pagina conquista il lettore, ha la suspense necessaria per indurlo a proseguire e un’irresistibile atmosfera noir che richiama alla mente Marlowe e “ La Fiamma del peccato”. Qui l’io narrante, onnisciente e sconosciuto, è in attesa dei suoi assassini e decide di usare il poco tempo a disposizione per scrivere una storia, la sua e quella del suo amico Nino, piuttosto che dettarla al megafono come l’assicuratore Walter Neff , di F. Mac Murray, fa nel magnifico film di B. Wilder.
Inizia così il flashback di una vicenda dai risvolti inaspettati e rocamboleschi che sfugge a qualsiasi definizione intuita e ha come coprotagonista una città meravigliosa e maledetta, dove è dannatamente difficile dar vita ai propri sogni senza tradire se stessi. Ne sono protagonisti il narratore Leo, artista spericolato nei rapporti con la committenza, il suo vecchio amico, l’architetto Nino e Nadia giovane manager rampante di successo.
Da questa città, dai tentativi di corruzione subiti, l’architetto Nino è scappato anni addietro rinunciando a lottare per il suo progetto innovativo e autoesiliandosi in un piccolo centro lontano. In questa città ritorna, durante una sera fredda e piovosa tra trench e bar anonimi, per incontrare Nadia, sorella di Sara, sua antica amante.
Da qui, dalle rivelazioni di Nadia, si dipanano una serie di avvenimenti sorprendenti e repentini, un’avventura stordente, forse inconsciamente desiderata, una fuga dalla realtà insoddisfacente e incomprensibile, che Leo ama trasfigurare nei suoi dipinti surreali per denunciarne l’insensatezza e al contempo ricercarne un nuovo significato. Un’avventura rischiosa come un percorso ad ostacoli, tra colpi di scena, valige piene di soldi, agnizioni, viaggi su carghi alla Corto Maltese fino ai confini della vita e dentro se stessi, fino al traguardo della catarsi rigenerativa, che consentirà a ciascuno di riprendere la vita da nuovi inizi.
I personaggi ritornano sui propri passi, Leo, a rischio della vita, rientra nella sua casa difronte al porto di una città sommersa e sulfurea. Stanco di fuggire, attende il suo destino raccontando i fatti, i luoghi e i personaggi, della storia che ha segnato la sua vita e quella di Nino e la singolare teoria delle vite bisestili, quelle vite che, inconsapevoli, nascono a sostegno di altre, per compensare le crudeltà e le ingiustizie del mondo, figlie dell’avidità e dell’egoismo umano. Nascono in ogni contesto e ceto sociale, conoscono l’arte del fare, del coltivare e del condividere, sono rare e cicliche come gli anni bisestili utili ad evitare lo slittamento delle stagioni; alcune attraversano il libro generose e altruiste come una madre buona e il Fra Cristoforo manzoniano, per accogliere e proteggere i protagonisti.
La ricerca e il cambiamento sono la cifra del romanzo, narrato con ritmo incalzante e un susseguirsi di eventi che vanno a scompaginare le attese di chi legge, catturandolo, nulla è come appare, men che meno la natura dei rapporti e l’amore.
L’autore scrive per immagini che scorrono precise come in un film, tra luoghi mai nominati, ma riconoscibili e amati, e i tanti dialoghi dei personaggi, quelli femminili, che ne sono il motore, e i maschili più complessi e sfaccettati. Chiaro e denso di significato il linguaggio.
“Vite bisestili” è il primo romanzo di Enrico Inferrera, autore, pluripremiato, appassionato di letteratura, cinema e poesia, con al suo attivo la silloge, “Diversi paralleli”, illustrato da Valentina Alescio.
Imprenditore e Presidente di Confartigianato, vive a Napoli dove, quest’anno, ha dato vita al premio “Mille parole per una foto”.