Da una vicenda che ha segnato il nostro Paese, l’autore, regista e interprete Alfonso Sessa ha ricavato un monologo che sposa tragedia e comicità, aneddoto e vernacolo, cronaca e sentimento, a partire dalla visione di due fratelli gemelli, che, a partire dalla propria esperienza, raccontano la storia. Dopo due anni consecutivi di successi per i teatri italiani e dopo 9 anni di assenza dalle scene torna in scena, per la prima volta al Palladium, Vita morte e miracoli del 1799.
Trama
Napoli, 1799. Sangue, morti, una tragedia. Ma Napoli è in Italia e le tragedie in Italia, a volte, fanno ridere. Dieci anni dopo la rivoluzione francese, uno sparuto gruppo di intellettuali, poeti e giuristi si rivolta contro Ferdinando IV di Borbone: peccato che il re fosse troppo ignorante per avere paura di loro. La nobildonna Eleonora Pimentel fonda il “Monitore Napoletano”, il primo giornale di Napoli: peccato che la stragrande maggioranza del popolo fosse analfabeta. Mario Pagano, eminente giurista, scrive il primo trattato costituzionale della Repubblica partenopea: peccato che i napoletani fossero monarchici. Domenico Cirillo, medico e professore universitario decide di curare le ferite dei lazzari: peccato che fossero già in cancrena. Francesco Caracciolo, ex ammiraglio della flotta reale, si mette al timone per intraprendere un folle volo nelle tumultuose acque della libertà: peccato che il mare del golfo l’inghiottì prima di salpare. L’unico miracolo del 1799 è la liquefazione del sangue di San Gennaro. Il sangue dei lazzari, invece, è rimasto un grumo duro: una grossa pietra che, ancora, ci fa inciampare.
L’autore
Alfonso Sessa è nato a Nocera Inferiore (SA) nel 1976. Dal 2002 è autore e attore. Il suo spettacolo “Vita Morte e Miracoli del 1799” ha debuttato a Roma nel 2008 per poi avere tre anni di repliche nei teatri della capitale fino al 2011. Poi si è dedicato all’insegnamento. È docente di italiano e storia presso la scuola secondaria di primo grado “Falcone e Borsellino” di Roma. È laureando in filosofia presso l’Università “La Sapienza” per non dimenticare di essere anche un allievo. Ha pubblicato nel 2005 “Scrivo cosa non dici quando parli” (Polimata edizioni), racconti brevi di vite inutilmente lunghe. Dal 2018 è tornato al teatro per amore dei suoi allievi.