Il fenomeno degli atti persecutori e della violenza domestica hanno subito negli ultimi tempi un notevole incremento: non passa giorno che la stampa non dia un triste resoconto di violenze vissute da donne che, a volte, sfociano nell’irreparabile.
La Questura di Catania è attiva contro quest’odioso crimine: presso la Divisione Polizia Anticrimine, infatti, opera l’ Ufficio Minori e Stalking, composto da poliziotti e assistenti sociali, tutte donne, impegnate in prima linea nell’accoglienza, nell’assistenza – anche psicologica – e nella difesa di quante, stanche di subire, si decidano a denunciare.
Nel solo periodo dal 1 maggio a oggi, sono stati emessi ben 9 ammonimenti (il provvedimento, emesso dal Questore, col quale lo stalker viene ammonito a “tenere un comportamento conforme alla legge, desistendo da ogni maltratto e da atteggiamenti persecutori e vessatori nei confronti della vittima”), a fronte delle 12 istanze pervenute; in un caso, come sanzione accessoria, è stata sospesa la patente al responsabile delle violenze.
È, infatti, fuori da ogni dubbio che di violenza si tratta: sia essa psicologica, portata avanti, spesso per lungo tempo, attraverso minacce o atteggiamenti prevaricatori, sia essa fisica come, purtroppo, si verifica sempre più spesso.
Di casi, per l’Ufficio Minori e Stalking, ne passano tanti e non esiste un caso tipo: ogni storia è unica, e il dolore è l’unico elemento comune.
Lo stesso dolore che ha indotto una donna, che chiameremo convenzionalmente Sara, a denunciare il proprio convivente, che per questo resoconto assumerà il nome di fantasia: Paolo.
La giovane coppia ha già 3 figli: adolescente il più grande, in fasce l’ultimo arrivato.
Potrebbe essere un idillio, ma così non è.
Per la Polizia di Stato questa storia inizia poco tempo fa, quando la donna si presenta presso l’Ufficio Denunce, accompagnata dai familiari e con a seguito i tre figli minorenni: vuole aiuto per le gravi minacce ricevute dal convivente Paolo, che l’ha avvertita che l’avrebbe uccisa insieme ai figli per poi suicidarsi.
Immediata la richiesta d’intervento del personale dell’Ufficio Minori e Stalking che, senza indugi, effettua un colloquio preliminare con la donna e i familiari.
Dal racconto di Sara emerge la convivenza ultradecennale con Paolo, dal momento in cui scoprì di essere in stato di gravidanza… ma Paolo era una persona dedita ai vizi, quali il gioco, il consumo di droghe e l’abuso di alcool. Inoltre, Paolo non provvedeva adeguatamente ai bisogni della famiglia e assumeva nei confronti della convivente un comportamento prevaricatore e violento, attraverso atti di violenza fisica, minacce e ingiurie, anche in presenza e anche nei confronti dei figli.
La donna, dopo le aggressioni fisiche, malgrado i segni sul corpo, non ricorreva mai alle cure ospedaliere e, anche di fronte all’evidenza, negava ai familiari quanto subito, non riuscendo a porre fine alla relazione.
Nelle settimane precedenti la richiesta di aiuto in Questura, Sara, avendo ricevuto gravi minacce e temendo seriamente per la propria incolumità e per quella dei figli, era scappata da casa e si era rifugiata presso l’abitazione della madre.
Sebbene all’inizio sembrava che Paolo avesse accettato tale allontanamento, iniziava, poi, la sua persecuzione, facendola contattare telefonicamente dalla di lui madre per convincerla a tornare a casa, per poi telefonare lui stesso, cercando di convincere Sara a ritornare con lui, promettendole , come spesso faceva, che sarebbe cambiato e che avrebbe provveduto ai bisogni della famiglia.
Al rifiuto della donna, Paolo reagiva minacciandola di morte, riferendo specificatamente che avrebbe fatto una strage, ammazzando prima i bambini, poi Sara ed infine se stesso, aggiungendo alle minacce parole ingiuriose.
Anche la madre della donna parla ai poliziotti di episodi particolarmente umilianti, dove le violenze, le ingiurie, le aggressioni fisiche e le minacce alla figlia erano all’ordine del giorno e avvenivano sempre in presenza dei bambini che in alcuni casi, quando il padre picchiava la madre, reagivano in difesa di quest’ultima, scagliandosi contro di lui.
Il più grande aveva raccontato alla nonna che il padre picchiava anche loro; in particolare, in una circostanza, aveva persino schiaffeggiato il più piccolo per farlo tacere, solo perché piangeva.
Immediata è scattata la misura di protezione per la donna e per i bambini, sia attraverso l’emissione con urgenza del provvedimento dell’ammonimento, la cui inosservanza – lo ricordiamo – è punita, in caso di flagranza, con l’arresto immediato, in attesa di altri eventuali provvedimenti dell’A.G. (che giungono persino alla custodia cautelare), sia attraverso il ricorso a una struttura d’accoglienza, all’uopo individuata dall’Assessorato alla Famiglia e alle Politiche Sociali del Comune di Catania, dove la donna e i bambini hanno trovato riparo, in tempo reale.
I familiari più vicini alla donna sono stati garantiti da una vigilanza discreta, effettuata in collaborazione con i Carabinieri.
Si tratta di un caso reale, di un breve esempio di come la Polizia di Stato sia vicina alle donne e dei bambini che soffrono le intemperanze di uomini (che uomini non sono) violenti; è un invito a denunciare, a dire basta e a farlo subito.