Vino a tavola: quante volte lo abbiamo visto bere dai più anziani, soprattutto quelli più legati alla tradizione contadina. Un rito quasi naturale che non vedeva alcuna controindicazione. I preoccupanti livelli di alcolismo che registriamo nei tempi moderni hanno leggermente cambiato questa visione. Il vino e le altre bevande alcoliche sono come messe sullo stesso piano.
Il Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole dello scorso ottobre ha voluto fare chiarezza su questo punto. Ha rimesso al centro del dibattito i vantaggi che il vino ha per la salute. Una bevanda che, non dimentichiamolo, fa parte della nostra alimentazione da millenni. Il Forum si è tenuto a Forlì, in Romagna, sotto la presidenza di Caviro. Ci siamo fermati con Carlo Dalmonte, Presidente di Caviro, a parlare di vino, dei suoi effetti benefici per la salute, dati scientifici alla mano.
Carlo Dalmonte, la lotta all’alcolismo ingaggiata in alcuni Paesi sta coinvolgendo anche il vino. Gli esponenti del mondo vitivinicolo non concordano con questa visione. Perché, secondo lei, il vino non va incluso in questo discorso?
Oggi si è particolarmente attenti al benessere della persona, soprattutto a tavola. Nonostante ciò non tutti sanno che il vino, da più di 8.000 anni, è un alimento che è alla base della dieta mediterranea. Dunque è sbagliato equiparare il vino alle altre bevande alcoliche perché, a differenza di queste, viene prodotto partendo da un solo ingrediente: l’uva. In aggiunta, per la realizzazione non si segue una ricetta come invece accade per la birra e i superalcolici. Il vino non va demonizzato e da parte del Gruppo, e non solo, c’è tutto l’impegno per condividere tale conoscenza affinché il vino e la sua storia, che affonda le radici nella nostra cultura e che sostiene la biodiversità e l’economia di molti Paesi, intraprenda e segua una strada diversa da quella dei superalcolici.
Quali sono i benefici derivati dal bere vino?
Bere vino con moderazione è più salutare e fa vivere più a lungo rispetto all’essere astemi. Questo è il messaggio che riprendo dal libro di Attilio Giacosa, Direttore Scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia del Gruppo Sanitario Policlinico di Monza, intervenuto qualche settimana fa al Forum mondiale delle cooperative. Secondo molti studi che analizzano il processo biotecnologico di fermentazione e dal quale si ricavano nutrienti (antocianine, polifenoli, procianidine, resveratrolo) si evince che il vino, consumato con moderazione, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, diaberte, ictus, decadimento intellettivo senile, non escludendo la sua azione antiossidante e antinfiammatoria.
Vino vuol dire tradizione, legame col territorio: è da qui che bisogna ripartire per assicurare un corretto approccio al consumo di vino?
Non si può non immaginare una tavola imbandita senza un calice di vino, perché ognuno di noi vuole ricordare, nel suo quotidiano, le radici della propria terra. Infatti la realtà di Caviro, nata nel lontano 1966, è nata proprio con l’idea di valorizzare le uve della Romagna, una terra ricca di identità e alta vocazione vinicola. Bisogna partire dal legame che si ha con il territorio per godere appieno delle bellezze e sfumature – basti pensare alle varietà di uva tipiche – che il vino regala.
Questo aggiunto a una buona educazione di consumo responsabile: per i Paesi storicamente produttori, come Italia, Francia o Spagna, il consumo è di norma più corretto perché vino e vigna fanno parte della tradizione culturale, ma nei Paesi che non hanno avuto la fortuna di coltivare la vite e produrre vino occorre attivare programmi di formazione che facciano comprendere l’altissima valenza culturale di questo prodotto e promuovano il consumo responsabile soprattutto durante i pasti.
Il vino occupa un posto importante nel comparto agricolo e quindi nei processi di transizione ecologica. Come si applica l’economia circolare alla vigna?
Il vino non solo si sta imponendo come fenomeno mondiale in quanto modello di diversità culturale, ma è sempre più caro e attento al concetto di transizione ecologica. Questo è un tema che il Gruppo Caviro ha a cuore, infatti, adotta un modello di economia circolare che è tra le più importanti case history a livello europeo. Tutto parte dalla vigna e alla vigna torna: più si riesce a recuperare i prodotti e l’energia dagli scarti – dando valore alla materia prima – più riusciamo a ottemperare alla nostra mission.