Gl’incendi si sa non sono mai casuali e dietro ogni rogo e ogni metro di bosco bruciato c’è sempre puzza di speculazione edilizia con la stessa certezza che due più due fa quattro.
Napoli, la sua parte collinare, quei pochi polmoni verdi della città e della immediata cinta urbana sono stati oggetti di veri e propri scempi e violentati in ogni modo: dagli incendi alle amene idee governative di trasformare le cave (per esempio) in enormi discariche.
Ora la Giunta comunale napoletana, su proposta dell’assessore all’urbanistica Carmine Piscopo, ha approvato la delibera che dà avvio al procedimento di vincolo di inedificabilità assoluta sui suoli che sono stati oggetto d’incendio, come previsto dalla legge 353 del 2000.
Nella delibera sono indicate e individuate minuziosamente e catastalmente, tutte le aree boschive che sono state interessate da incendi, di sospetta natura dolosa, nel periodo che va dal 2008 al 2013. Tutti i dati, in questo caso, sono stati incrociati con quelli del Corpo forestale dello Stato.
Si può facilmente notare che alcune zone sono caratterizzate dal ripetersi del fenomeno, come la collina dei Camaldoli nel versante di Pianura, la zona di Agnano (Cavone degli Sbirri) e Chiaiano.
Ora ci sono 60 giorni di tempo per eventuali osservazioni da parte degli interessati, sperando che quella burocrazia elefantiaca presente in tutte le istituzioni di ogni ordine e grado non si metta in moto sotto spinte esogene ed eterodirette.
A conclusione di tale procedura si procederà a porre, finalmente, il vincolo urbanistico di inedificabilità per 15 anni sui suoli individuati.
Ovviamente, in tali aree sarà possibile realizzare opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente.