Immenso Vincenzo Nibali, semplicemente immenso: lo “Squalo” di Messina, capitano dell’Astana Pro Team, ha trionfato al Giro d’Italia 2016, la corsa a tappa di ciclismo tra le più importanti al mondo. La conquista della corsa si è maturata nelle ultime due tappe con arrivi in montagna: un capolavoro. Orgoglio e lacrime di un fuoriclasse, messo in discussione dai media per una giornata storta, la 18a tappa dove aveva accumulato un pesante ritardo dalla maglia rosa, che risorge sulle Alpi: nella penultima tappa da Pinerolo a Risoul, con la Cima Coppi – Colle dell’Agnello, posta ai 2744 metri, si porta a soli 44’’ dal colombiano Esteban Chaves, che alla fine della tappa sarà maglia rosa.
Ma è nell’ultima tappa di montagna (la penultima del Giro), con arrivo in salita a Sant’Anna di Vinadio, che Nibali completa la sua straordinaria rimonta, andando ad indossare addirittura la maglia rosa, dopo averla strappata dalle spalle di Chaves imprimendogli un ritardo di 2’ 16’’. L’emozione è stata indescrivibile: ci ha ricordato le grandi gesta di Pantani, quando il “Pirata” inchiodava gli appassionati di ciclismo davanti al televisore.
Nel ciclismo, oltre alla fatica immane e alla sofferenza dei corridori, le viste mozzafiato dei paesaggi italici, dove passa la corsa (grazie ala televisione), l’attesa della gente sotto un sole cocente, la pioggia o tra la neve delle alte montagne, dove osano le aquile, dove non c’è un albero e non cresce un filo d’erba, per vedere, quant’anche solo per un attimo, i propri beniamini sgorganti di sudore, la grande impresa non ha bandiera, non ha nemici, non ha invidiosi. E succede poi che i primi a congratularsi col vincitore che ha compiuto l’impresa, come nel caso di Nibali, siano addirittura i parenti del corridore spodestato (in questo caso il giovane Chaves). Il ciclismo è anche questo: uno sport dove si apprezzano, al di là dei campanilismi e del tifo, le grandi gesta, i grandi numeri, le imprese quasi impossibili, che sono il clou del ciclismo.
La tappa finale, la 21a, da Cuneo a Torino è stata la solita passerella che ci ha restituito un campione che per un attimo, ma solo per un attimo, avevamo smarrito nella 16a tappa (Bressanone-Andalo, con arrivo in salita) dopo un pesante ritardo di 4’ 43’’ dalla maglia rosa, l’olandese dal nome quasi impronunciabile, Steven Kruijswijk della Team Lotto NL-Jumbo. E giù, tutti a decretare la fine del campione. I giornali lo attaccano, le televisioni trasmettono senza pietà il dramma del campione spodestato. E Nibali incassa incassa, come un pugile sul ring messo alle corde ma che non molla, non cade, anche se da più parti si attende il suo ritiro che non avviene. E cova l’immediato riscatto il Campione siciliano (già vincitore delle tre grandi corse a tappe: Giro, Vuelta e Tour de France), abituato a non mollare mai. Dunque, quanto meno te l’aspetti, ecco la zampata finale del Campione. È suo il 99° Giro d’Italia. Chapeau Grande Campione!