Il duo Vulumbrella, formato da Silvia Bilotti e Stefano Iatosti, porta avanti una sperimentazione sulla musica rinascimentale europea utilizzando strumenti della tradizione colta, come la chitarra e il flauto diritto e altri tipici di varie culture: il pandeiro, lo scacciapensieri, i cimbali, le campanelle, le campane tibetane, il thunder tube, le nacchere, la raganella, il guiro, le campane tubolari e l’ocean drum. Strumenti apparentemente inconciliabili vengono accostati per produrre effetti timbrici nuovi e imprevedibili.
Il concerto è dedicato alle villanelle e alle canzoni inglesi del Rinascimento, di matrice popolare e colta.
In ciascuna di esse, l’erotismo gioca un ruolo fondamentale: a volte il riferimento è esplicito, altre volte l’autore ricorre a metafore e simboli, sia pur d’immediata comprensione in un gioco allusivo che stabilisce un dialogo con l’ascoltatore.
Prima di trasformarsi in un genere polifonico alla moda, la villanella veniva eseguita in forma di melodia accompagnata con la sola parte di soprano, destinata alla voce: le altre linee melodiche erano eseguite dal liuto o da strumenti affini. Questo modo esecutivo viene proposto con un diverso approccio, che mette in risalto la ricerca timbrica e interpretativa nell’ambito di una libera contaminazione di generi e forme.