Il progetto avviato da UNITUS, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e dal Centro Polispecialistico, ha come obiettivo di valutare la presenza di anticorpi contro SARS-COV-2 e la relativa memoria immunologica delle cellule che li producono. Questo approccio potrebbe rappresentare un potenziamento delle analisi sierologiche classiche. Infatti, i risultati preliminari delle indagini, pubblicati nella prestigiosa rivista scientifica “Viruses”, sono incoraggianti e stimolano a procedere per definirne la specificità e l’affidabilità in vista di una loro possibile applicazione nel campo diagnostico.
“I risultati preliminari ottenuti nella ricerca indicano che in alcuni casi, in cui non si rilevano anticorpi circolanti in sierologia, si può verificare una positività in un sistema cellulare, che sembrerebbe consentire un monitoraggio degli anticorpi specifici prodotti in vitro contro il virus”. Così riferisce il professor Giuseppe Scapigliati del DIBAF, Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali dell’Università degli Studi della Tuscia.
Una cooperazione scientifica ancor più significativa se si pensa che il Centro è stato creato da due ex studenti dell’UNITUS e ora punto di riferimento per la diagnostica.
“Il test delle cellule, denominato Cell-ELISA, – continua il professor Scapigliati- è basato sulla valutazione degli anticorpi direttamente dai linfociti della memoria e potrebbe divenire utile per identificare quelle persone che hanno incontrato il virus, ma possono risultare negative al test sierologico a causa di anticorpi circolanti non più rilevabili. Una volta che i risultati preliminari pubblicati saranno estesi ad una casistica più ampia, il monitoraggio incrociato mediante l’utilizzo del test molecolare per il rilevamento del virus, del saggio sierologico classico e descritto Cell-ELISA, potrà essere di aiuto per valutare la durata nel tempo della memoria anticorpale per il virus SARS-CoV-2”.
“Il fulcro e l’obiettivo della ricerca pubblicata sta nella valutazione della memoria immunologica verso SARS-COV-2 – spiega il dottor Gianpaolo Zarletti del “Giovanni Paolo I”-. Attraverso un test eseguito nel Centro Diagnostico abbiamo potuto osservare che i linfociti B stimolati in vitro con la proteina spike del SARS-CoV-2 hanno prodotto anticorpi anche in alcuni pazienti il cui siero era risultato negativo”.
Del gruppo di ricerca, coordinato dal professor Giuseppe Scapigliati dell’Università della Tuscia, fanno parte i dottori Gianpaolo Zarletti, Massimo Tiberi e Veronica De Molfetta del Centro Polispecialistico Giovanni Paolo I, che, come detto, sono ex-studenti dell’Ateneo. La ricerca, approvata dal Comitato Etico dell’Ospedale Spallanzani di Roma, si avvale anche di collaborazioni con ricercatori esterni all’Ateneo della Tuscia per l’analisi dei dati clinici.