Nei racconti popolari della tradizione, il grano saraceno di Terragnolo – conosciuto anche come formentom – vede risalire l’origine della sua coltivazione intorno al XVI secolo mentre, secondo le fonti ufficiali, bisognerebbe aspettare il 1800 per la sua diffusione in Val Terragnolo, la valle situata ai piedi del monte Maggio e del monte Pasubio in provincia di Trento, dove ha trovato l’ambiente ideale per la sua crescita.
Storia del grano saraceno di Terragnolo
Durante la Prima Guerra Mondiale, a causa dello sfollamento verso l’Austria degli abitanti della zona, questa coltivazione ha corso il rischio di essere abbandonata per sempre, e se ciò non è accaduto è solo grazie ad alcuni agricoltori che, prima di partire, ne conservarono le sementi per redistribuirle agli altri valligiani una volta rientrati al loro paese.
L’etimologia
L’etimologia di questo alimento è piuttosto curiosa: l’aggettivo saraceno non indica un’origine precisa, ma simboleggia genericamente una provenienza lontana. Il nome grano, poi, gli è stato attribuito perché la sua granella è simile a quella dei cereali, nonostante la famiglia botanica di appartenenza sia diversa. È questo, infatti, il motivo per cui il grano saraceno viene definito uno pseudo-cereale.
Caratteristiche di questo alimento ed eccellenza tutta italiana
Particolarmente adatto ai territori di media montagna, essendo in grado di resistere al freddo e per il suo bisogno di un apporto regolare di acqua, il grano saraceno di Terragnolo si semina tradizionalmente in un arco di tempo che va da fine giugno a fine luglio, per poi essere raccolto a mano a fine settembre. Al momento della raccolta, le spighe non hanno ancora raggiunto la piena maturazione: l’ultima fase, infatti, si ottiene grazie alle donete, fasci caratteristici che ricordano la sagoma di una figura femminile con una lunga gonna, in cui le spighe vengono raggruppate prima di essere portate nei campi per essiccare.