A farci da guida in questo viaggio, sono gli scrittori, noti e meno noti, che nell’arco di circa due secoli hanno prodotto una sconfinata “letteratura di viaggio”, in questo caso di italiani in Polonia. Ecco quindi che un Viaggio nel tempo, a ritmo di mazurka viene con grande naturalezza accompagnato da una scelta musicale che abbraccia in parallelo lo stesso arco temporale. Musica e parole si fondono così in un ideale, ininterrotto giro di danza tra due nazioni e culture amiche da sempre in cui la mazurka si fa “geograficamente” luogo ideale dal quale partire, per un viaggio che si snoda nel tempo e nello spazio, lungo un itinerario volto ad unire Italia e Polonia (“Marcia, marcia DÄ…browski /dalla terra italiana alla Polonia!”). Assieme alla musica, è dunque il racconto scritto dei tanti viaggiatori fra le due nazioni a profilare meglio i reali contorni geografici di questo viaggio.
Come vedevano la Polonia gli italiani che vi si recavano negli ultimi due secoli? Com’è cambiato il loro modo di viaggiare da allora ad oggi? Quali percorsi culturali e musicali intraprendevano per avvicinarsi alla Polonia? Scopriamolo affidandoci ai testi dei viaggiatori e alle note originali di un’antologia di mazurke proposte al pianoforte da Michele Sganga e alla scelta dei testi di Monika Woźniak e le letture di Giovanni Grego.
Fin dal suo primo apparire nelle suite di autori tedeschi e svedesi del Seicento, con l’indicazione generica di “danza polacca” o “Polacca”, la mazurka si è conquistata la fama di essere la forma che più d’ogni altra riassume ed esprime lo spirito della sensibilità musicale in Polonia. Lo stesso inno nazionale, la Mazurka di DÄ…browski, è lì ad avvalorare questo assunto. Quello del “tempo di mazurka” – attraverso i secoli e sino ai nostri giorni – è divenuto infatti il genere di danza prediletto, in cui i musicisti hanno sperimentato e compiuto un autentico processo di sintesi e cristallizzazione dello “stile polacco” tout court. E se da un lato ciò è avvenuto specialmente ad opera dei massimi compositori, primi fra tutti Fryderyk Chopin e Karol Szymanowski, dall’altro non meno importante è stato il contributo di compositori minori, se non addirittura di dilettanti e amatori (numerosissimi!), che di quello stile nazionale costituiscono la continuità storica e il tessuto connettivo.
Presso l’Istituto Polacco di Roma si potranno vedere 30 manifesti dalla mostra 100 manifesti per i 100 anni dell’Indipendenza, organizzata dalla Galleria Roi Doré e l’Art-maniac di Parigi per promuovere la conoscenza della storia della Polonia. L’intero progetto si compone di 100 manifesti che raccontano cento anni di storia della Polonia. A Roma ne verrà presentata solo una parte, quella dedicata più strettamente al momento storico in cui la Polonia riconquistò la propria libertà, con i manifesti degli anni 1914–1921.