Viaggio nel crepuscolo percorre le strade che portano nella fredda oscurità del declino italiano: della famiglia, della società patriarcale, delle istituzioni scolastiche, della religione.
Si tratta di una terra dove lo spazio comune, pubblico, condiviso, dagli interni di un egoismo incolore, amorfo, dove persino ideali rivoluzionari, socialisti, comunisti, miscelati al cattolicesimo manicheo, si sono tramutati in dogmi fideistici e totalitari. Fin dalla sigla iniziale l’animazione creata esprime questo misto di luoghi fantasmatici, austeri e decadenti, eleganti e fatiscenti. Mescolando di continuo finzione e documentario, il film ha una struttura capace di decostruire radicalmente le forme narrative. I film di Bellocchio da cui il regista è partito diventano dei versi poetici che, disposti in un particolare ordine narrativo, creano nuovo senso; stesso discorso vale per gli archivi, dove il loro utilizzo non è più funzionale alla narrazione ma alla poesia. Viaggio nel crepuscolo si fonda su un montaggio “quantistico”. Il regista usa molteplici stilemi e generi cinematografici come fossero universi paralleli che si riflettono, sdoppiano, moltiplicano l’uno nell’altro determinando forma, ritmo e contenuto dello spazio-tempo filmico. Il fine ultimo è quello di giungere a parlare delle principali questioni italiane e internazionali attraverso prospettive insolite, partendo da Bellocchio e proseguendo, come viaggiando su una sottile linea di confine, verso un universo che vuole ridare voce a operai e contadini cristallizzando alcune svolte epocali. La scena finale del film, con un cavallo che svanisce nella strada ghiacciata di un non luogo che può essere ovunque e da nessuna parte, in un universo diverso, utopico, è emblema del film stesso.
2 Agosto 2021
“Viaggio nel crepuscolo” di Augusto Contento
Scritto da Redazione CinqueColonne
Un film documentario di Augusto Contento presentato fuori concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia