L’ultimo giallo di Franco Filiberto
““Via Roma 18. AAA assassino cercasi” di Franco Filiberto è l’ultimo romanzo giallo dell’autore, acquistabile su Amazon.
Il romanzo inizia con una serie di racconti apparentemente scollegati, che narrano le storie di alcuni personaggi, che solo inizialmente sembrano svincolati tra loro. L’unico collegamento tra le storie “normali” di queste persone è una strana gatta nera dagli occhi azzurri, che bazzica indisturbata nel condominio di “Via Roma 18. Qui accadono cose strane, che guarda caso sono sempre legate ad un messaggio pubblicitario. E quando il giallo inizia a palesarsi agli occhi del lettore, ecco che fa la sua comparsa la misteriosa gatta nera dagli occhi azzurri…
Franco Filiberto, classe 1948, è stato per circa dieci anni ufficiale presso la Brigata Paracadutisti Folgore a Pisa e Livorno. Attualmente vive e lavora a Pisa dove svolge l’attività di pubblicitario. Oltre a “Via Roma 18. AAA assassino cercasi”, Franco Filiberto ha già pubblicato diversi racconti e romanzi tra cui il thriller “La mossa del gambero” con Arpeggio Libero Editrice, “Zic. Il misterioso caso del graffitaro scomparso”, “Le ali sulla pelle” premiato al “Festival Internazionale Giallo Garda” e al “Holmes Awards”.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con l’autore e gli abbiamo chiesto di incuriosire i nostri lettori con qualche dettaglio in più sugli strani personaggi (e non solo) che popolano il suo giallo.
“Via Roma 18. AAA assassino cercasi” di Franco Filiberto
Partiamo dalla copertina, che mi ha colpita particolarmente. Perché un gatto nero? Si parla anche di superstizioni nel suo romanzo?
Assolutamente no. Il gatto, che poi è una gatta di nome Micia, è uno dei fili rossi che uniscono le vicende narrate nel libro. La gatta dagli occhi azzurri gira indisturbata nel palazzo di via Roma 18 e, a suo modo, è una protagonista indiscussa. A unire le storie, oltre la gatta e la location c’è anche un annuncio economico dal quale, nel bene e nel male, prendono il via le varie vicende.
In Via Roma 18, le vite di tutti i protagonisti sono caratterizzate da un alone di mistero. Alla fine del libro, tutti i nodi vengono al pettine oppure lei ci lascia un finale “aperto”?
I vari personaggi che animano la narrazione sono volutamente di vario genere, buoni e cattivi, generosi, tirchi e sciocchi, faciloni e furbetti, insomma un campione rappresentativo del mondo reale. Proprio questa varietà di caratteri e di modi di vivere, di progetti, di prospettive e di sogni sono il reale punto focale della storia. Nonostante l’aspetto e il nome di ognuno di loro rimanga uguale in ogni vicenda raccontata, cambiano i loro modi di vedere le cose, cambiano le aspettative, i mestieri, i modi con i quali affrontano i loro problemi, le loro vite e i loro sogni. In fondo possiamo vedere il condominio di via Roma 18 come un palcoscenico dove ognuno, volente o nolente, si trova ad interpretare un personaggio. Insomma, possiamo vedere in quel condominio una metafora del mondo reale.
Tra i protagonisti del suo romanzo, c’è un personaggio che le piace? A cui si è legato? E se sì, perché?
Come un buon padre di famiglia non fa preferenze fra i suoi figli, anche un autore si affeziona ai personaggi dei propri libri e in fondo mette in ognuno di loro parte di sé stesso o di persone vicine a lui. Per quanto mi riguarda ogni personaggio che scaturisce dalla mia fantasia è solo abbozzato prima di nascere ma quando comincia a muoversi all’interno della storia si autodefinisce e si affina, tira fuori la parte più nascosta di sé, mostra i suoi pregi e gli immancabili difetti. Comincia, insomma, a vivere di vita propria. Ma una risposta di questo genere può sembrare elusiva, quindi, se proprio devo, mi piace ricordare Himari, la protagonista di “Sushi”. È una ragazza giapponese, dolce e bellissima, forse un po’ ingenua che ama la musica e l’alta cucina. Credo che nella mia fantasia rappresenti le tantissime ragazze che affrontano le difficoltà e i mille pericoli del vivere i tempi attuali.
Lei ha scritto già diversi gialli, cos’ha questo genere che le piace particolarmente?
La letteratura gialla, il thriller e il noir sono una passione che ho ereditato da mio padre, accanito lettore del genere. Da ragazzino, in casa giravano molti libri polizieschi, e quindi leggerli ed appassionarmi è stato un fatto naturale. Dei gialli e delle sue varianti trovo affascinante il meccanismo di ricostruzione delle vicende delittuose che vengono raccontate e, da scrittore di gialli, mi piace disseminare il racconto di piccoli e grandi indizi mimetizzandoli, ma non troppo, in modo che una lettura attenta fornisca al lettore le chiavi per scoprire l’assassino. Nei miei libri mi piace fare in modo che alla fine ogni piccolo dettaglio possa essere spiegato e compreso, insomma ogni particolare deve avere la sua importanza e deve costituire una delle tessere che compongono il puzzle.
Incuriosiamo i lettori e facciamo un po’ di pubblicità pura. Poiché il mercato offre tanti gialli, perché il pubblico dovrebbe scegliere proprio il suo? Cos’ha di originale il suo stile?
Cerco, ogni volta che mi accingo a scrivere un nuovo romanzo, di usare un linguaggio semplice e scorrevole privilegiando molto i dialoghi attraverso i quali cerco di fornire al lettore un ritratto psicologico dei vari personaggi. Per spiegare meglio ciò che intendo, se un personaggio è irascibile non sarò io a dirlo, ma lui stesso, attraverso scatti d’ira mentre interagisce con altri personaggi o intemperanze che verranno fuori attraverso il suo modo di porsi e dialogare con gli altri. Cerco anche, e a detta di molti lettori spesso ci sono riuscito, a creare storie e personaggi che siano credibili e molto “normali”. In parole povere i miei investigatori non sono geni, non hanno superpoteri e non dialogano coi morti ma si scontrano ogni giorno con le piccole e grandi beghe quotidiane, dai computer obsoleti all’aria condizionata che non funziona, dalla mancanza di personale all’inefficienza di alcune strutture così come avviene nel mondo reale. Sono convinto che più l’ambiente circostante ritragga la verità tanto più sembreranno veri i personaggi che in quell’ambiente si muovono.
Se qualche lettore è stanco di un mondo investigativo patinato e supertecnologico, se apprezza le intuizioni investigative suggerite dall’esperienza e dall’intraprendenza, se ama svelare i misteri dietro i quali si cela il male, allora i miei libri possono fare al caso suo e, sono certo, non mancheranno di coinvolgerlo.
Oltre alla scrittura quali altre passioni coltiva?
Mi piace viaggiare e conoscere gente e posti nuovi, mi piace l’immersione subacquea e il paracadutismo che ho praticato per molti anni, mi piace la fotografia e la scultura, passione questa che deriva dagli studi artistici ormai molto lontani nel tempo e, naturalmente, mi piace leggere. La scrittura è una passione che potremmo definire trasversale e continuativa. Scrivo da quando ero poco più che un ragazzino e continuo a farlo ora che ho i capelli bianchi. Forse è vero che il primo “amore” non si scorda mai.