L’Italia ha ufficialmente annunciato il proprio ritiro dall’accordo sulla Via della Seta, il progetto infrastrutturale globale lanciato dalla Cina nel 2013. La decisione, comunicata dal ministero degli Esteri italiano il 6 dicembre 2023, è stata presa dopo settimane di negoziati con Pechino.
Cos’è la Via della Seta?
L’accordo, firmato nel 2019 dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, prevedeva la cooperazione tra Italia e Cina in una serie di settori, tra cui infrastrutture, trasporti, energia e finanza. Tuttavia, l’accordo è stato oggetto di critiche da parte di alcuni esponenti politici e dell’opinione pubblica italiana, che lo hanno accusato di essere troppo sbilanciato a favore della Cina e di rappresentare una minaccia per l’autonomia strategica italiana.
Le reazioni
La decisione dell’Italia di ritirarsi dall’accordo è stata salutata con favore dagli Stati Uniti, che da tempo esortano i propri alleati a fare attenzione alle politiche di Pechino. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che la decisione dell’Italia è “un segnale importante del nostro impegno condiviso a promuovere un ordine internazionale basato sulle regole”.
La Cina, invece, ha reagito con cautela alla notizia, affermando di rispettare la decisione dell’Italia. Tuttavia, il quotidiano cinese Global Times ha criticato la decisione, definendola una “scelta sbagliata” che danneggerà gli interessi economici italiani.
Possibili conseguenze
Le conseguenze della decisione dell’Italia sono ancora incerte. È possibile che la Cina possa rispondere all’uscita dell’Italia riducendo gli investimenti nel paese. Tuttavia, è anche possibile che la Cina possa cercare di mantenere una relazione positiva con l’Italia, anche al di fuori del contesto della Via della Seta.
In ogni caso, la decisione dell’Italia è un segnale importante del cambiamento di atteggiamento dell’Italia nei confronti della Cina. L’Italia, infatti, sta cercando di rafforzare i propri legami con gli Stati Uniti e con gli altri paesi occidentali, in risposta alla crescente assertività della Cina.