A dieci mesi dal rendez-vous con la sonda New Horizons dellaNASA, Plutone continua a riservare sorprese alla comunità scientifica che, grazie ai dati raccolti sinora, sta delineando un ritratto del corpo celeste sempre più sfaccettato e foriero dinuove prospettive di ricerca.
L’interazione, unica nel suo genere, tra il vento solare – il flusso continuo di particelle cariche che si muovono dal Sole ad una velocità di 160 milioni di chilometri all’ora – e il pianeta nano ha destato grande interesse ed è stata oggetto di unostudio pubblicato il 4 maggio 2016 sulla rivista scientifica “Journal of Geophysical Research – Space Physics”, a cura dell’American Geophysical Union.
Lo studio si basa sui dati raccolti da uno degli strumenti diNew Horizons, SWAP (Solar Wind Around Pluto), al momento dell’incontro tra la sonda e l’ex nono pianeta del Sistema Solare. Tramite SWAP gli scienziati hanno potuto osservare per la prima volta il comportamento del materiale proveniente dall’atmosfera di Plutone in rapporto alle particelle che fluiscono dal Sole.
In precedenza, la maggior parte dei ricercatori riteneva che il pianeta nano interagisse con il vento solare in maniera simile alle comete, che presentano un’ampia zona in cui il flusso delle particelle è rallentato delicatamente. Diverso, invece, il comportamento di pianeti come Marte o Venere che, al momento dell’incontro, provocano nel flusso una brusca deviazione.
Un nuovo scenario si è quindi aperto per gli studiosi grazie alle osservazioni di New Horizons, che hanno evidenziato uncomportamento ‘ibrido’ da parte di Plutone.
Il corpo celeste scoperto nel 1930, in rapporto al vento solare, ha infatti una reazione che richiama in parte quelle dellecomete – anche se in misura minore rispetto a quanto si pensava – e in parte quelle che possono avere pianeti come Marte o Venere.
Considerate la lontananza dal Sole e le dimensioni, gli scienziati hanno pensato che la forza di gravità di Plutone non sarebbe stata abbastanza energica da trattenere gli ioni pesanti nella sua atmosfera. Tuttavia, grazie allo sguardo elettronico diNew Horizons, si è constatato che il pianeta nano ha una gravità comunque sufficiente a trattenere del materiale.
Ulteriori analisi hanno fornito altri particolari utili a chiarire l’interazione Plutone-vento solare. SWAP, infatti, ha consentito ai ricercatori di distinguere i pesanti ioni di metano, il principale gas che si muove dall’atmosfera del pianeta nano, dai leggeri ioni di idrogeno che provengono dal Sole.
Quindi, ad esempio, è emerso che Plutone presenta una lunga ‘coda’ di ioni che si estende sottovento per una distanza di oltre 118mila chilometri ed è carica di ioni pesanti provenienti dalla sua atmosfera. Inoltre, il pianeta nano oppone al vento solare unimpedimento minore rispetto a quello ipotizzato; il vento non subisce deviazioni sino ad una distanza di circa 3mila chilometri.
Nonostante sia stato declassato al rango di pianeta nano nel 2006, Plutone si sta rivelando come una realtà di notevole interesse per la comunità scientifica che finalmente può avere a disposizione dati e osservazioni di una regione del Sistema Solare per certi aspetti ancora remota.