Basta al perbenismo a buon mercato e l’attribuire i mali di tutto sempre a qualcun altro. Politica ed informazione italiana sono il riflesso della società e molti in questa società ci sguazzano fin troppo bene. “Io non ho paura del berlusconi in se ma del berlusconi dentro ognuno di noi” . (G. Gaber)
Le colonne di questo giornale raramente sono state occupate dalle amene discussioni circolanti introno agli ambienti della ‘politica italiana’ e dell’informazione in questo Paese. Per scelta editoriale abbiamo sempre deciso di parlare solo dei problemi reali della gente. Sicuramente problemi più piccoli, infinatamente più ‘meschini’  delle teorie dei massimi sistemi e di tutte le discussioni annose su case a Montecarlo, piuttosto che gusti sessuali privati di premier o presidenti vari ed altre notizie di varia umanità . Oggi, però, ci sono temi generali che s’intrecciano su piani diversi: la politica, l’informazione, l’etica dei rapporti interpersonali, la deontologia professionale, che ci piace affrontare dal nostro punto di vista, condivisibile o meno.Â
I fatti: il presunto dossieraggio fatto da organi d’informazione sul presidente di Confindustria e la notizia della morte della ragazza di Avetrana avvenuta in diretta TV al noto programma di RAITRE. I due casi possono ritenersi slegati fa loro, e lo sono in verità , ma hanno tratti che li accomunano e si sintetizzano nel modus vivendi e nei termini pratici in cui viene svolto da molti il nostro “mestiere”. Andiamo con ordine: è di poche ore fa la pubblicazione integrale delle intercettazioni telefoniche fra il giornalista del Giornale e il portavoce del Presidente di Confindustria. On line, se ne trova traccia un po’ quà  e un po’ là ma, se volete averle in maniera organica, basta collegarsi con il Fatto Quotidiano e in ordine le potrete ascoltare ‘live’.Â
Noi l’abbiamo fatto e… il sentimento che ci pervade ora è meglio non descriverlo e rimandarlo più in là .Â
Per la notizia della morte della ragazza pugliese in diretta si è rimestato nei ricordi e si è attinto a piene mani a tutto quel ‘sentimento morale’ che sempre ha pervaso l’italico stivale. “…Si è tornati alla mai dimenticata tragedia di Vermicino, quando trent’anni fa la telecamera ha consentito lo scempio di una visione avida, di una curiosità malsana, ed è diventata occhio famelico di milioni di astanti” (la CEI attraverso Avvenire).
Per il dossieraggio del Giornale sul presidente di Confindustria si sono sprecati giudizi variegati: killeraggio, gogna mediatica, informazione a timer, operazione di servi sciocchi del potere, protagonismo e ricatto.
Le due situazioni molto dissimili fra loro alla fine mettono in luce un unico comun denominatore: sono entrambi atti di pessimo giornalismo, con le dovute diversità e distinguo sia di circostanze che di approccio.
Nel caso del Giornale non si fa fatica a parlare di recidività e linea editoriale vera e prorpia impiantata sul sensazionalismo ‘sagacemente’ governato da chi detioene il timone. Fini, Boffo, Casini e Di Pietro: ricordate?
Nel caso del programma Chi l’ha visto di RAITRE non si può affermare altrettanto e sicuramente non si può appellare allo stesso modo la Sciarelli, o il Sallusti o il Porro. Ciononostante, lo scooppismo a tutti i costi ha fatto la prima vittima proprio nella misurata e professionale giornalista di RAITRE.Â
Le intercettazioni di cui accennavamo prima sono curiose da ascoltare proprio in relazione al fatto che Porro, nella conferenza della ‘triade’ con Feltri e Sallusti, ha affermato che era tutto uno scherzo, un gioco.Â
Bene, l’ascolto delle telefonate lascia quanche dubbio sui gusti ludici degli interessati ma, de gustibus…
Ciò che credo sia indubitabile e lascia davvero con l’amaro in bocca è capire in real time quale palude melmosa, maleodarnte, putrida e moribonda sia l’informazione italiana.Â
E’  giusto lanciare forte il grido d’allarme che leva il sindacato di categoria dei giornalisti davanti alle perquisizioni di redazioni e case private: a tremare sono i fondamenti della democrazia.
La domanda è se è ancora valida la livida affermazione fatta trent’anni fa: “…Compagni giornalisti, avete troppa sete e non sapete approfittare delle libertà che avete: avete ancora la libertà di pensare, ma quello non lo fate e in cambio pretendete la libertà di scrivere, e di fotografare. Immagini geniali e interessanti, di presidenti solidali e di mamme piangenti. E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento! Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti, e si direbbe proprio compiaciuti! Voi vi buttate sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano!” (G. Gaber).
Come si vede già trent’anni fa qualche dubbio su come si svolgesse questo mestiere c’era. Questi di oggi sono solo figli e figliastri di quella generazione. Figli di coloro che hanno fatto del voltagabbanismo e opportunismo la loro bandiera. Non destra, non sinistra, di cui ci hanno riempito la testa a piacimento, sono le problematiche ma l’unica vera domanda da porsi: ma in Italia chi è che comanda davvero? Tutti questi pupi-a-filo della politica e dell’informazione da chi sono gestiti? Possibile che l’Italia sia divenuta solo un grande Circo Barnum. E noi ? Noi semplici comparse che cosa facciamo? Cosa possiamo fare?
Il grande disarmo nell’ascoltare le intercettazioni del caso Marcegaglia sta proprio in questo e non nel facile moralismo che impera in ogni dove, sagacemente manovrato dal timoniere di turno.
Gianfilippo Neri
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