Il 12 luglio sarà il giorno della vendetta, del riconoscimento e della pacificazione. Si conclude così, dopo un anno, la lettura pubblica dell’Odissea di Omero: è la volta, infatti, del libro XXII in cui Odisseo dopo un’accurata e attentissima preparazione, solo con l’aiuto del figlio e di due fedelissimi, affronta la folla dei Proci e li stermina. Ma non è solo vendetta: nei due libri successivi c’è il dolcissimo riconoscimento dello sposo da parte di Penelope e del figlio da parte del padre Laerte.
Per tutto il 2017, ogni mercoledì alle 21, presso il Baronato Quattro Bellezze (Roma) Eugenio De Rosa, giornalista ed editore, ha letto uno dopo l’altro i 24 libri cercando di trasmettere a quanta più gente possibile le proprie profonde emozioni. “La straordinaria ricchezza di questo romanzo, scritto 3000 anni fa, dice De Rosa, mi ha sempre commosso. L’avventura, i mostri, le emozioni umane la costruzione della storia, le modalità del racconto sono una guida geniale a tutta la letteratura e poesia successive.”
Eugenio De Rosa è stato giornalista prevalentemente scientifico (ma non solo: è stato testimone fin dai primi attimi dell’invasione russa di Praga; è stato in contatto con Ton That Tung, direttore dell’Ospedale di Hanoi, durante la guerra del Vietnam), ha diretto la Fabbri, la Etas Kompass, e diverse direzioni della De Agostini (video, multimedia, cartogafia), ha lanciato e posseduto in Italia la versione italiana di Science 80 durata 6 anni, ha aperto un sua casa editrice (Eclectica) che per 10 anni ha concepito e prodotto prodotti multimediali vendendoli poi in molti Paesi del mondo (dalla Francia e Spagna al Giappone e alla Cina e Corea), ha scritto libri di divulgazione scientifica. E’ autore di un piccolo libro dove cerca di trasformare la scienza in poesia.
La lettura
Penelope, mentre Odisseo e Telemaco stavano facendo a pezzi i Pretendenti, dormiva nel sonno magico prodotto da Pallade Atena, la grande protettrice. Viene svegliata da un’anziana ancella che le dice che è tornato il suo sposo. E lei non crede, scende nella sala e vede questo vecchio miserando coperto di stracci. Non può credere che sia il suo grande sposo che aveva lasciato l’isola vent’anni prima. Ma c’era pur qualcosa… Telemaco l’accusa di avere il cuore di pietra ma Penelope è ancora incerta e dice “saprò riconoscerlo; abbiamo segni segreti”. E invita l’ancella a spostare il suo letto, il letto di Odisseo, fuori dalla camera. Ed ecco il segno inequivocabile: Odisseo che ha costruito il letto sopra un possente olivo (“intorno a questo murai la stanza”) sa che non si può spostare e la dolce Penelope si precipita “piangendo a gettargli le braccia al collo e a baciargli il capo”. E lui, “più grande venne la voglia del pianto e, piangeva tenendosi stretta la sposa dolce al cuore”.
Ma il ritorno non è ancora compiuto. Atena ha lasciato a Odisseo di assaporare la notte del ritorno “trattendo i due cavalli che l’Aurora, aureo trono, trasportano” ma l’alba arriva e il rischio è quello di rimanere assediati da tutti coloro cui Odisseo aveva ammazzato figli e fratelli. Bisogna riparare in campagna e là attendere gli eventi. Qui, ridotto come un povero schiavo, Laerte, il padre, zappetta il campo. Ma anche qui Odisseo non si limita a corrergli incontro e ad abbracciarlo. Inventa un’altra storia alla fine della quale “una nera nube di strazio avvolse il vecchio che singhiozzava”. E allora finalmente si scioglie anche Odisseo che “si slanciò ad abbracciarlo e baciarlo e gli diceva ‘son io, son io, padre’ “. E così facendo riconosce gli alberi che Laerte gli aveva donato da piccolo.
Nel frattempo a Itaca Eupite, il padre di Antinoo, il primo dei Pretendenti ucciso da Odisseo, ha arringato la folla e è riuscito a indurne la metà a unirsi a lui nella vendetta. La folla si arma e corre verso il podere di Laerte. Ma Atena, consigliata anche da Zeus, provvede. Ridà a Laerte, che nel frattempo si era armato di lancia, la sua possanza giovanile. Eupite gli si scatena contro e il vecchio lancia l’asta che trapassa l’elmo e tutto il cranio. Si sta scatenando una guerra: Odisseo e Telemaco roteano le loro micidiali spade finché Zeus il Cronide scaglia una fumosa folgore, un lampo che terrorizza tutti. “Smetti Odisseo la guerra crudele”. Odisseo e i suoi si fermano: “e un patto per il futuro stabilì fra di loro Pallade Atena, figlia di Zeus egioco”.