Quando parliamo del matrimonio tra sport e disabilità, che vede nelle discipline paralimpiche la sua celebrazione più alta, non possiamo non parlare di vela. Questo sport può accogliere atleti con diversi tipi di disabilità, tra le quali quelle portate da cecità, celebrolesioni, lesioni spinali e amputazione di arti. Basta apportare alle imbarcazioni le opportune modifiche strutturali. In molti casi, poi, gli equipaggi sono “misti”: contano, cioè, atleti disabili e normodotati. La mescolanza aiuta tutti i membri dell’equipaggio a vivere forti emozioni e un’esperienza di vera inclusione. A Napoli sono da poco ripresi i corsi di vela organizzati per bambini e giovani disabili.
I corsi di vela per bambini con bisogni speciali a Napoli
I corsi di vela sono organizzati dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Peepul Sport Onlus nell’ambito del progetto “V.E.L.A. – Valorizzazione Empowerment Libere Abilità”. 120 giovani dai 14 ai 35 anni saranno coinvolti in un programma di socializzazione e integrazione. In un ambiente marino accogliente e adeguato alle esigenze sportive, vivranno un’esperienza che svilupperà le loro capacità fisiche quanto quelle relazionali. Ileana Esposito, Disability Manager del Gruppo Peepul, ci ha raccontato i progetti dell’Associazione che guardano all’inclusione delle persone con disabilità a 360°.
Ileana Esposito, sono ripresi da poco i corsi di vela da voi organizzati. Quali tipi di disabilità possono essere accolti sulle vostre imbarcazioni?
Nel 2010 abbiamo fondato l’Asd Peepul Sport per far conoscere e sperimentare lo sport della vela ai ragazzi con bisogni speciali, ma l’iniziativa è stata accolta favorevolmente da disabili di ogni età e condizione fisica ,mentale o sensoriale. Grazie ai finanziamenti della Presidenza del Consiglio, abbiamo, fra l’altro, installato alla SE.VE.NA diverse attrezzature per l’accesso ai ragazzi con disabilità motoria e lo spostamento comodo e sicuro degli allievi. Per la scuola vela abbiamo barche piccole come le Dream, per consentire ai principianti di imparare semplicemente le manovre sulla barca a vela, per poi passare al lavoro in team sulle barche più grandi.
Come si svolgono i corsi di vela?
Dopo un’attività di selezione per individuare le capacità personali, i giovani disabili vengono riuniti in gruppi di circa 10 allevi e distribuiti sulle 6 imbarcazioni, dove svolgono un’ora di lezione pratica a mare. Abbiamo corsi di avvicinamento alla vela e corsi di avviamento all’agonismo per i giovani più preparati. Prima dell’imbarco gli allievi a terra sono impegnati in ginnastica pre-sportiva, lezioni di nodi e teoria della navigazione. Il team è formato da tre istruttori sportivi federali, un capo istruttore, un’ educatrice, una psicologa e allenatore sportivo, un marinaio e diversi volontari che aiutano ad armare le barche, all’accompagnamento sul gommone e all’accoglienza a terra.
Vi occupate di inclusione ed empowerment di persone con disabilità a largo raggio. Quali sono i vostri progetti di turismo accessibile?
Quest’anno abbiamo dato il via ad un nuovo progetto di comunicazione con la creazione di un Gruppo Peepul che riunisce le attività delle tre organizzazioni da noi fondate a partire dal 2002 con la associazione di volontariato Peepul, dall’Asd nel 2010 ed, infine, nel 2015 dalla Coop sociale Cosy for You che gestisce sia un centro socio-educativo, con numerosi corsi e laboratori per l’individuazione e lo sviluppo di ‘abilità altre’, sia un Tour operator e un’Agenzia viaggi autorizzati e specializzati in Turismo accessibile. La nostra ventennale esperienza ci permette di offrire quei servizi per persone con bisogni speciali, sia tradizionali sia innovativi, che nessun’altro riesce a fornire.
Operate nel campo della disabilità da vent’anni. Cosa è cambiato in questo tempo sul modo di percepire la disabilità?
Dopo anni di lotta di “Cittadinanzattiva” condotte da molte associazioni, che purtroppo si sono quasi del tutto fermate nell’ultimo decennio, la società è più consapevole dell’esistenza delle persone con disabilità. Le persone con bisogni speciali sono, oggi, meno invisibili ed esigono con maggior sicurezza e determinazione i propri diritti di pari opportunità in ogni settore, dalla scuola al lavoro. Ma non bisogna abbassare la guardia perché c’è moltissimo ancora da fare: ad iniziare dalla scuola per finire ai servizi sociali, dall’abbattimento delle barriere architettoniche, all’inserimento lavorativo, inteso come valorizzazione ed empowerment delle capacità delle persone con disabilità e contro la mentalità ancora diffusa dell’assistenzialismo a 360°.