Dal 1° febbraio al 14 aprile 2022, Dep Art Gallery presenta a Milano la mostra “Valerio Adami – Immagine e pensiero”, a cura di Gianluca Ranzi. Attraverso 28 opere che ripercorrono le fasi salienti del percorso dell’artista dal 1970 a oggi, la retrospettiva documenta la vitalità della ricerca visiva di un protagonista dell’arte italiana ed europea.
La mostra include una selezione di opere rappresentative di diversi momenti della ricerca di Valerio Adami, attivo già dalla fine degli anni Cinquanta nell’ambito di quella vasta tendenza artistica denominata Nuova Figurazione che, sulle ceneri dell’Informale, trovò i suoi fulcri di elaborazione in Inghilterra e negli Stati Uniti, fino a farsi largo in tutta Europa assumendo articolazioni ed esiti diversi e talvolta persino contraddittori.
La vicenda internazionale di quegli anni si ritrova nelle esperienze di Adami stesso, nato nel 1935 a Bologna e oggi residente tra Parigi, sua città d’elezione, e il lago Maggiore. Diplomato all’Accademia di Brera nel 1955 e poi in viaggio attraverso l’Europa, gli Stati Uniti, l’America Latina e l’India, Adami unisce a questi stimoli la fascinazione per la pittura di Oskar Kokoschka e di Francis Bacon, del Surrealismo e di Giorgio de Chirico, attingendo all’ondata pop inglese e americana e sviluppando presto una sua originale figurazione sintetica e frammentata, giocata su campiture piatte, definite attraverso un segno-disegno tagliente. Così Adami “ritaglia” netti contorni neri senza chiaroscuro e, come un montatore cinematografico, inserisce nell’opera parole e sigle.
Secondo la definizione del filosofo Jacques Derrida sull’arte di Valerio Adami: “un viaggio del disegno” presiede il lavoro dell’artista, caratterizzato da quella tipica deflagrazione del pensiero nell’immagine, della parola nel disegno, e viceversa. Il titolo della mostra, Immagine e pensiero, fa riferimento a questa apertura alla contaminazione tra processi mentali e inconscio, con le immagini della vita quotidiana e della cultura alta e bassa, attraverso procedimenti fotografici e filmici. Lo si nota nelle opere in mostra, nelle lettere e nelle parole alla deriva sulla tela, nelle immagini dilatate, nelle tracce iconiche, nei transfert e nelle ripetizioni. L’integrità del rigore di Adami ha saputo fare della fertile dispersione del suo linguaggio un momento imprescindibile dell’arte internazionale.
Valerio Adami nasce a Bologna il 17 marzo 1935. Trasferitosi a Milano, si iscrive nel 1952 all’Accademia di Brera dove ha come docente di disegno Achille Funi. Terminati gli studi si sposta momentaneamente a Parigi e qui conosce i pittori Wifredo Lam e Roberto Sebastian Matta. Tornato in Italia, nel 1959 tiene la prima mostra personale presso la Galleria del Naviglio. Dal 1960 iniziano per Adami una serie di lunghi soggiorni che lo portano in tantissime nazioni: da Cuba all’India, fino a Israele e all’Argentina. Questi viaggi sono fondamentali poiché fonte inesauribile di amicizie, come quella con il filosofo Jacques Derrida e i pittori Saul Steinberg e Richard Lindner. Adami lavora tra Londra e Parigi dal 1961 al 1964, anno in cui è presente con una sala personale a Documenta III di Kassel.
La sua pittura è caratterizzata da un cromatismo e da un disegno marcato che, complice anche il confronto con la pop art, tra il 1961 e il 1964 rafforzerà uno stile che si distingue nell’uso di una materia cromatica in stesure piatte, dentro i netti contorni neri del disegno. Dal 1964 utilizza come campo di indagine il fumetto, sfruttandone il linguaggio conciso e sintetico, tipico delle opere di Roy Lichtenstein. Caratteristica della sua pittura sono i contorni netti, le larghe campiture e l’ambientazione in scenari fantastici o ambienti della vita quotidiana: camere da letto e saloni. Le tecniche utilizzate sono l’olio, l’acquerello, l’acrilico e la serigrafia.
Numerose nel corso degli anni le mostre personali, come quella tenuta presso lo Studio Marconi di Milano nel 1969, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 1970 e l’ampia antologica tenutasi al Centre Pompidou nel 1985. Ha partecipato inoltre alle Biennali di Venezia nel 1968 e nel 1986, e a Documenta III di Kassel con una sala personale. Valerio Adami attualmente vive e lavora tra Parigi e Meina, sul lago Maggiore.