Vajont: il disastro non fu causato da incuria ma da precise responsabilità. A stabilirlo è il Senato che ha approvato un’importante modifica della legge in memoria della sciagura. Un atto di giustizia richiesto da più parti nel corso degli anni e che arriva 61 anni dopo.
Il disastro del Vajont era prevedibile?
Come per tante catastrofi naturali consumatesi nel nostro Paese, anche per il disastro del Vajont si è sempre proposta con forza la domanda: “Si poteva evitare?“. Come già accaduto tante volte, la ricerca di una risposta è divenuta arma di scontro politico, culturale e scientifico. Il partito comunista, ad esempio, accusò apertamente la Società Adriatica Di Elettricità (SADE) di aver provocato il disastro. A scrivere gli articoli sul tema fu una giornalista friulana dell’Unità, Tina Merlin. Gli abitanti del luogo (la Merlin era una di loro) erano infatti convinti che prima o poi il monte Toc sarebbe franato. Vi erano chiari segnali dell’imminente tragedia, dagli gli alberi di abete e larice inclinati alle buche che si erano aperte nelle strade e alle scosse di terremoto che avevano fatto tremare il territorio.
Non mancò chi, invece, sosteneva la tesi dell’imprevedibilità accusando la fazione opposta di utilizzare l’occasione per sostenere la nazionalizzazione del servizio elettrico.
Incuria o responsabilità?
Le perizie geologiche richieste per verificare la fattibilità della diga secondo il progetto del suo ideatore, l’ingegner Carlo Semenza, minimizzarono i rischi emersi. Uno di questi fu la paleofrana, un accumulo di materiale derivato da una frana precedente che risultava non molto stabile. Sarà questo il nucleo che darà origine al disastro il 9 ottobre 1963.
Nel 1960, in concomitanza con le prime prove di invaso della diga, si verificarono delle frane. Gli studiosi allora proposero uno svaso, cioè uno svuotamento, della diga e avviarono una serie di studi per salvare l’impianto.
Nel 1963 la situazione era leggermente più grave: furono registrati movimenti pericolosi della montagna e l’8 ottobre la SADE Enel sollecitò il Comune di Erto di emanare un’ordinanza di evacuazione. Quel che accadde il giorno dopo è storia.
Cos’è accaduto dopo la tragedia
Dopo il disastro del Vajont furono create Commissioni d’inchiesta. La prima evinse le responsabilità della SADE, la seconda le smentì. Il processo contro la SADE vide i suoi vertici condannati a pene ridotte per disastro colposo di frane e disastro colposo di inondazioni. Uno degli imputati, l’ingegnere Mario Pancini, si suicidò prima dell’inizio del processo. La prevedibilità della tragedia non fu mai riconosciuta.
Dopo sessant’anni, la storia cambia. Dalla legge sulla memoria del Vajont è stata rimossa la parola “incuria”. A stabilirlo è stata la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama la cui proposta è stata ampiamente accettata senza neanche passare per il Senato. L’iter sarà concluso con il passaggio alla Camera dei Deputati, al termine del quale la norma potrà essere pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.
In copertina foto di merlinorn0 da Pixabay