Vaccino papilloma virus: cosa sta accadendo in questi ultimi giorni? Il Governo ha annunciato che impugnerà la legge pugliese sull’obbligo di comunicare di aver fatto o meno la vaccinazione anti Hpv. Di cosa si tratta e soprattutto qual è l’utilità?
La legge regionale pugliese
In merito alla vaccinazione contro il papilloma virus, lo scorso maggio, la Regione Puglia ha emanato la legge 22. La legge prevede che al momento dell’iscrizione ai percorsi di studio, i giovani dagli 11 ai 25 anni, siano tenuti a presentare un’attestazione che certifica l’avvenuta vaccinazione al papilloma virus. In alternativa, la certificazione può attestare l’inizio del percorso vaccinale o il rifiuto da parte dello studente a sottoporsi alla vaccinazione. La vaccinazione contro il papilloma virus, infatti, non è obbligatoria ma solo vivamente consigliata.
Dettaglio importante è che l’attestazione di vaccinazione o di rifiuto riferisce contestualmente l’avvenuto colloquio informativo sulla vaccinazione. Importante perché uno degli articoli della normativa suppporta la necessità di “rendere capillare il dovere di informazione a carico delle autorità sanitarie e scolastiche sull’utilità della vaccinazione anti papilloma virus umano, così da debellare le infezioni e prevenire le relative conseguenze cancerose“.
L’annuncio del governo
Con un post su Facebook, il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha annunciato che il Governo impugnerà la legge regionale pugliese n. 22. Un annuncio secco, privo di una qualsiasi motivazione. Una di queste potrebbe essere collegata a questioni di privacy. Non a caso il Garante della Privacy aveva sollevato dei dubbi sulla legge pugliese considerato che secondo la normativa vigente in materia la certificazione che attesta l’avvenuta vaccinazione può essere richiesta dal personale scolastico esclusivamente nei casi di vaccinazioni obbligatorie.
L’opposizione ha, invece, commentato l’annuncio tirando in ballo l’orientamento no vax delle forze di governo. La Regione Puglia, attraverso il consigliere Fabiano Amati, ha fatto sapere che ricorrerà alla Corte costituzionale per difendere il proprio operato e soprattutto uno strumento giuridico innovativo come il dissenso informato.
Vaccino papilloma virus: sì o no?
Perché vaccinarsi contro il papilloma virus? L’HPV (Human Papilloma Virus) è un virus altamente diffuso e presente in più di 200 varianti. Alcune di queste varianti sono collegate al cancro dell’apparato riproduttivo maschile e femminile. Il virus si trasmette attraverso rapporti sessuali anche non completi con persone infette. La vaccinazione è raccomandata (e gratuita) per ragazze e ragazzi a partire dagli 11 anni.
Un recente studio scozzese, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, ha mostrato evidenze molto incoraggianti sul vaccino in relazione al cancro invasivo della cervice uterina. La ricerca ha considerato un campione di 450mila donne scozzesi nate tra il 1988 e il 1996. 40mila di queste donne erano state vaccinate a 12-13 anni, 124mila dopo i 14 anni e 300mila non erano state vaccinate.
Le donne non vaccinate hanno presentato un’evidenza di 8,4 casi su 100.000. I soggetti vaccinati dai 14 ai 21 anni hanno presentato un’incidenza di 3,2 casi su 100.000. Il dato più confortante è quello che riguarda le donne vaccinate a 12 o a 13 anni: per questa fascia d’età non è stato rilevato alcun caso di cancro alla cervice uterina. Il risultato conferma che quest’ultima fascia d’età è quella più indicata per massimizzare gli effetti del vaccino.
In copertina foto di Katja Fuhlert da Pixabay