Troppo lenta e inefficiente. La campagna vaccinale europea si sta svolgendo con tempistiche lunghe e con troppi intoppi soprattutto per le mancate consegne delle dosi da parte delle case farmaceutiche. Nel frattempo le varianti inglese, brasiliana e sudafricana si diffondono velocemente. Con queste motivazioni l’Austria, insieme alla Danimarca, ha deciso di rompere il fronte UE dei vaccini.
Vaccini: perché l’Austria ha rotto il fronte UE
E’ stato un annuncio a sorpresa, quello del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, sulla volontà di non affidarsi più alla Comunità europea per il prosieguo della campagna vaccinale nel suo Paese. Pur se giusta in linea di principio, ha spiegato Kurz, l’organizzazione messa in atto dall’Europa per quanto riguarda i vaccini è troppo lenta sia per i tempi di approvazione dell’Ema sia per l’acquisizione dei vaccini da parte dei Paesi europei. L’Austria, membro del gruppo dei “first mover” insieme alla Danimarca, stipulerà un accordo con Israele per la produzione di vaccini di seconda generazione. I vaccini, cioè, efficaci anche sulle varianti del virus che si stanno rapidamente diffondendo.
Il modello Israele
Con i numeri record della sua campagna vaccinale, Israele è diventato il punto di riferimento mondiale in materia. La scorsa estate è entrata, insieme ad Austria, Grecia, Repubblica Ceca, Norvegia, Israele, Australia e Nuova Zelanda, è entrata nel gruppo dei “first movers” per trovare nuove strategie nella lotta contro il virus. Ora è pronta a passare a una fase successiva che è, appunto, la produzione di nuovi vaccini.
Democraticità ed equità
La campagna vaccinale europea non sta procedendo senza difficoltà. Lo scorso 3 marzo l’eurodeputata francese Manon Aubry ha pubblicamente accusato la presidente Ursula Von Der Leyen di aver prostrato la Comunità europea agli interessi economici delle case farmaceutiche. Il giorno dopo, il governo Draghi, in accordo con la Comunità europea, ha bloccato l’esportazione in Australia di un lotto di vaccini AstraZeneca. Una decisione presa dopo che l’azienda farmaceutica non ha rispettato i tempi di consegna fissati nel contratto. Se è legittimo, per un’operazione di questa portata, chiedere spiegazioni o procedere col pugno duro, lo è altrettanto decidere di scendere dalla nave e proseguire da soli? Quando poi i vaccini prodotti in collaborazione con Israele saranno pronti, che tipo di accordi verranno proposti? Si assicureranno i principi di democraticità ed equità fissati dalla Comunità europea?