In Europa aumentano i contagi da Covid 19, aumentano i ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva tanto che possiamo già parlare di una quarta ondata di pandemia. L’Italia segue il trend di peggioramento anche se con numeri inferiori. Per scongiurare la situazione che colpì l’Italia, e non solo, lo scorso anno proprio di questi tempi, i diversi Paesi mettono in campo strategie che fanno leva sui vaccini. La questione è che in ospedale ci sta finendo anche chi si è vaccinato, circostanza per la quale ci si pone nuovamente la domanda sull’efficacia dei vaccini. A prima vista i rischi per i vaccinati di sviluppare una positività al Covid sembrano equipararsi ai pericoli connessi al non vaccinarsi.
Covid: quali rischi positività per i vaccinati
Domenica 7 novembre i dati Covid forniti da Protezione Civile e ministero della Salute parlavano di 5.822 nuovi contagi e 26 morti. Il tasso di positività era sull’1,33% mentre l’Rt relativo al periodo 13-26 ottobre era attestato sull’1,15. Le persone in terapia intensiva erano 398. La maggior parte delle persone ricoverate appartiene a quella fetta di popolazione non vaccinata ma iniziano a ingrossare le fila anche coloro che hanno terminato il ciclo vaccinale da più di sei mesi. La vaccinazione, lo ricordiamo, non impedisce all’organismo di contrarre il virus ma di sviluppare una forma grave della malattia che necessiti del ricovero.
Vaccinati e non vaccinati
Secondo quanto riportato sul sito web dell’Istituto Superiore di Sanità, il vaccino anti Covid, per chi ha completato il ciclo, protegge dall’infezione nell’88% dei casi, dal ricovero in ospedale nel 94% e dal ricovero in terapia intensiva nel 96%. In sintesi i vaccinati rischiano 9 volte in meno rispetto ai non vaccinati. Eppure, tra i ricoverati di questi ultimi giorni sono sempre più numerosi i soggetti vaccinati, coloro, cioè, che hanno completato il ciclo vaccinale. Tutto inutile? Vaccini inefficaci? A rispondere a queste domande c’è ancora l’Istituto Superiore di Sanità che sul suo sito web spiega che con livelli altissimi di copertura vaccinale nella popolazione, si può generare un paradosso per il quale i casi di positività segnalati possano essere più numerosi tra i vaccinati che tra i non vaccinati. Ricordiamo che la campagna vaccinale italiana ha superato quota 80%.
Al via la terza dose
I vaccini sono, dunque, l’arma principale con la quale il nostro Paese, ma non solo, intende affrontare questa quarta ondata. La terza dose è partita per il personale sanitario e i soggetti fragili. Al momento il ministero della Salute la raccomanda agli over 60 che hanno ricevuto la seconda dosa da oltre sei mesi e a tutti coloro che hanno avuto la dose unica di J&J. Con ogni probabilità sarà estesa a tutte le altre categorie grazie anche a una buona disponibilità di dosi, così come precisato dal generale Figliuolo. Anche il Regno Unito ha deciso di puntare sulla terza dose di vaccino decidendo di anticipare l’inoculazione di un mese. In Austria, invece, le persone non vaccinate andranno in lockdown. A luoghi come bar, ristoranti, parrucchieri, estetiste, luoghi nei quali si svolgono eventi culturali e sportivi potranno accedere solo coloro che sono vaccinati o guariti da non oltre sei mesi.
In copertina foto di Gerd Altmann da Pixabay