Fino ad una decina di anni fa, la criminalità organizzata preferiva di gran lungo l’estorsione, ma si sa, i tempi cambiano, soprattutto in piena crisi economica. Ci si adatta per quel che si può, e si cercano attività più redditizie. L’usura oggi porta a casa un fatturato di circa 40 miliardi di euro (mentre ammontano a 100 miliardi di euro all’anno il giro d’affari prodotto da racket e usura in Italia). L’usura dilaga all’interno dei confini napoletani sino a fagocitare 200 mila vittime.
Sono questi i dati riportati da Sos Impresa e Rete per la legalità, numeri sconcertanti che hanno costretto alla chiusura degli esercizi commerciali sul territorio. Una piaga sociale, un business che ostacola la libertà d’impresa e la circolazione del libero mercato. Il numero degli usurai è raddoppiato, passando da 25mila ad oltre 40mila. Il tessuto economico campano è tenuto al guinzaglio attraverso intimidazioni, minacce, rischio di estromissione dal mercato. “ E’ un modo efficace e redditizio di ottenere denaro, è il mezzo attraverso cui si impossessano del territorio acquisendo alla lunga le attività degli esercenti che ricattano”, dichiara Anna Maria Troncone, pm presso la Procura di Nola. Non si può dire che la crisi economica non abbia contribuito a peggiorare la situazione, la crisi ha consentito di occupare quegli spazi lasciati vuoti dall’economia legale. Il giro d’affari aumenta di giorno in giorno sino ad inglobare un paese sempre più strozzato, mentre la vita delle famiglie si distrugge pezzo per pezzo. “Ai vecchi cravattai si sostituiscono i colletti bianchi, ma i metodi restano sempre gli stessi”, dichiara la Troncone.
L’usura è un’attività economica a circuito perverso, da una parte ricicla, mentre dall’altra aumenta di visibilità sul territorio sino a distruggere la sana economia del paese. Contrastare il fenomeno non è semplice, bisognerebbe confiscare tutti i beni dell’usuraio la cui provenienza è ignota, ma il difficile resta comunque incastrarlo, la legge può incriminarli prendendo in esame situazioni precise. La denuncia costituisce una valida via d’uscita e consente alla vittima di liberarsi dall’oppressore economico. I dati non sono incoraggianti sul piano delle denunce: la flessione del numero delle denunce rispetto al 2012 è del -4%. Nel 2011 si registravano 334 denunce, che salivano a 337 nel 2012 e che si sono ridotte a 299 a fine 2013. La riduzione è addirittura dell’11%. E’ possibile analizzare un aspetto psicologico peculiare del fenomeno in continuo aumento: l’assoggettamento totale della vittima al suo usuraio: quest’ultimo consente alla vittima di mantenere un’immagine di sé e degli affari pulita, permette di nascondere le proprie difficoltà, mostrandosi forti e sicuri, un ottimismo illusorio che presto rivelerà tutta la sua debolezza e una dipendenza non solo economica ma anche psicologica.
Il metodo mafioso appare quello più utilizzato. Infatti, Sono 55 i clan mafiosi che negli ultimi due anni appaiono nelle Relazioni Antimafia e che perpetuano i reati associativi con metodo mafioso finalizzati all’usura. In Puglia, per esempio, i clan hanno raggiunto tassi di oltre il 240% annuo mentre in Calabria hanno un tariffario intorno al 257% annuo. Nelle metropoli il record lo raggiunge Roma con tassi del 1500% annuo, 400% a Firenze, e 150% a Milano. I tassi oscillano anche nelle province: nel nord est padovano si arriva al 180% annuo, nel modenese tra il 120 ed il 150%, mentre ad Aprilia (Lazio) si è toccata la vetta del 1075% di tasso annuo. Il metodo mafioso è sempre più “delocalizzato” perché in maniera strategica permette ai clan di infiltrarsi silenziosamente in territori “vergini” dal punto di vista dell’aggressione mafiosa e nello stesso tempo consente di immettere nell’economia pulita, un mucchio di soldi sporchi da riciclare attraverso il metodo della “pulitura”. Dalle relazioni antimafia è evidente come l’attività usuraria si riaggancia agli altri reati, confermando come tale fenomeno sia uno dei metodi più invasivi attraverso il quale le organizzazioni criminali riescono a penetrare i gangli vitali della società civile, influenzando così il sistema economico del paese. Un usura, quella gestita dalle mafie, che si è stabilizzata nelle metropoli, ma che negli ultimi anni si è estesa a macchia d’olio anche in provincia.