Ursula Von Der Layen e lo sgarbo del ministro congolese, detto così sembra il titolo di un film anni ’80 ma invece è la semplice realtà che si è verificata solo pochi giorni fa all’interno di un summit ufficiale U.E. Africa a Bruxelles. Cosa è successo lo sanno ormai tutti.
Il ministro degli Esteri ugandese Abubakhar Jeje Odongo, al momento delle foto di rito, passa bellamente davanti alla Presidente della Commissione Europea senza rivolgerle in benché minimo cenno di saluto. Poi, si dirige di filato verso il Presidente del Consiglio dell’UE Charles Michel e il presidente francese Emmanuel Macron stringendo loro la mano.
Solo dopo due tentativi di Macron che indica al ministro la presenza della Von Der Layen questi si gira verso di lei abbozzando un mezzo inchino di maniera ma guardandosi bene dallo stendere la mano per salutarla come aveva fatto con gli altri due. Insomma, un nuovo sofagate al pari di quello con il presidente turco di qualche tempo fa.
Ursula Von der Layen e gli sgarbi reiterati ricevuti
In origine fu quello che si ricorda come il sofagate. Tutti ricordano la scena della Presidente esiliata “a distanza di sicurezza” su un sofà laterale. Al contempo, Erdogan e Charles Michel assumevano il centro della scena sempre in occasione di negoziato bilaterali fra Turchia e U.E.
Pochi credevano, dopo tutto il bailamme che ne successe, che questa stessa situazione potesse essere replicata o che si potesse fare addirittura peggio. Pare proprio che il ministro ugandese ci sia riuscito, invece. Anche in questa occasione le reazioni forti di tante voci autorevoli non si sono fatte aspettare e la reprimenda verso l’ospite africano sono state di fuoco.
Certo che questi affronti non sono situazioni diplomaticamente appianabili perché sono di una grossolanità disarmante. A prescindere dal fatto che la Von der Leyen è una donna – cosa su cui faremo un discorso a parte fra qualche rigo – è assolutamente censurabile che si riservi così poca attenzione al rispetto della carica che lei ricopre che non è di secondo piano.
Maleducazione, discriminazione o misoginia?
Tutto ciò contro Ursula Von der Leyen è inaccettabile, senza se e senza ma. Nessuna difesa del turco o dell’ugandese, si può anche semplicemente pensare di prendere in considerazione.
Parimenti, se non ancora di più, pare esecrabile il comportamento di Michel che è anche comun denominatore delle due situazioni. In entrambi i momenti il Presidente del Consiglio dell’UE non ha mai alzato un dito per richiamare a posizioni consone gli interlocutori di turno.
Ecco, a noi sembra molto grave tutto ciò soprattutto se si considera che Ursula Von der Leyen e Charles Michel sono esponenti della stessa Istituzione e che, anche se da estrazioni personali diverse, rappresentano l’Unione Europea in occasioni ufficiali in cui, poi, dire che l’interlocutore non conosce la Presidente è un’evidente toppa peggiore del buco.
Ursula Von der Leyen è molto più di una donna
Il fatto che la Von der Leyen sia una donna c’entra con tutto ciò? Ovviamente, secondo una buona parte dell’opinione pubblica la risposta è senza dubbio si e si pone l’accento sul fatto che mai un esponente maschile ha subito tali trattamenti nell’ambito d’ Incontri di Stato. Non si può ribattere a queste tesi perché non abbiamo alcuna riprova tangibile ma il dubbio che sia così resta molto forte.
Quello che ci pare sconcertante è, però, un’altra cosa: in nessuno dei due casi si sono levate questioni diplomatiche, mai. Quasi come se si ritenesse la Presidente della Commissione Europea un carica in Minus Habens e questo è inaccettabile. Prima ancora della persona, che è intrinseca, l’oltraggio alla carica è gravissimo. Se anche tutti i vertici di tutte le istituzioni fossero machisti misogini e volessero pascersi dei trattamenti riservati ad Ursula Von der Leyen andrebbero seduta stante esautorati perché incapaci di ricoprire le proprie funzioni e difendere l’Istituzione europea.
Ursula Von der Leyen non ha bisogno di essere difesa come donna perché ha tutti gli strumenti per difendersi da sola e lo farà ottimamente, chi si volta dall’altra parte quando ci sono atteggiamenti ostili verso i rappresentanti delle istituzioni, magari con l’aggravante che sono anche donne, non è degno di rappresentare nessuno.
Si è detto si tratta di esponenti di altre culture che denotano verso la donna atteggiamenti ostili ma non è solo così. Il dialogo istituzionale deve servire innanzitutto a far capire a chi sbaglia che deve cambiare i propri atteggiamenti non fare finta di non vedere.