[Morte di Ines de Castro – 1834, San Pietroburgo]
Il nostro viaggio alla scoperta di Brjullòv continua a riservarci sorprese. Ormai abbiamo imparato a conoscere così bene l’indole e il talento del “grande Karl” che non ci meraviglieremo affatto nell’apprendere dalla storia che egli fu protagonista indiscusso di una nuova ventata innovativa anche nell’ambito della ritrattistica.
Come abbiamo ricordato in più occasioni, il pittore russo fu un vero e proprio vulcano di idee e di dipinti. Lavorò sempre tantissimo, e la sua febbrile attività si concretizzò in un numero impressionante di ritratti, solo in Italia, Brjullòv ne realizzò ben 120!
Per il Grande Karl la pittura dal vivo era alla base di ogni opera d’arte. Tutto ciò che l’occhio acuto del pittore riusciva a cogliere, anche il dettaglio più insignificante, riceveva nei suoi quadri la degna valorizzazione. Amici e conoscenti cominciarono a commissionargli i primi ritratti, e il successo fu strepitoso. I suoi dipinti ebbero da subito il plauso meritato; le voci sulla raffinatezza e l’unicità dell’esecuzione catturarono i suoi contemporanei che si sentirono onorati di essere immortalati dal “grande Karl”. Cominciò il tamtam, e Brjullòv ottenne un numero esorbitante di commissioni.
[Ritratto del professor K.A. Janiš,1841, Galleria Tret’jakov, Mosca]
Cos’è che rendeva così unici i suoi ritratti agli occhi dei contemporanei? L’empatia con il soggetto raffigurato. I ritratti del pittore russo infatti si discostano nettamente dai quelli freddi, formali e ufficiali tipici dell’epoca. L’osservatore è catturato dalla storia, dallo sguardo e dai pensieri del protagonista che Brjullòv, con magistrale talento, riuscì a svelare attraverso pennellate decise e l’ uso sapiente dei colori.
Il “grande Karl“ quindi, ebbe il merito di aver introdotto nei suoi ritratti non solo l’elemento narrativo ma anche il fattore psicologico. Pose inusuali, ambientazioni sui generis, espressioni del volto fiere, dolci e melanconiche sono un unicum nella ritrattistica del periodo. Brjullòv cercò di svelare l’anima dei suoi soggetti, celata e incatenata dietro la corteccia del formalismo e dei comportamenti ufficiali.
[Ritratto dello scultore Ivan Petrovic Vitali, 1836-1837, Galleria Tret’jakov, Mosca]
Parliamo di comportamenti ufficiali perché i soggetti tipici dei ritratti di Brjullòv appartenevano all’alta aristocrazia, sia italiana che russa. I personaggi raffigurati erano sempre eleganti ed attraenti. Ciò che affascina anche l’osservatore meno attento, non è solo l’indiscussa bellezza del dipinto ma anche l’enorme energia che questo trasmette. Brjullòv riuscì ad armonizzare caratteristiche estetiche tipiche del classicismo e del realismo con toni ed elementi propri del barocco; inoltre, sempre per mantener fede al principio del realismo, il “grande Karl“ arricchì i suoi ritratti con dettagli di vita quotidiana, rivelando così il mondo dei suoi personaggi, il loro modo di essere e di vivere la vita.
Uno dei ritratti più belli di Brjullòv, è quello dello scrittore Kukol’nik. I contemporanei non lo ricordavano come un tipo particolarmente affascinante, eppure Brjullòv riuscì a donargli un guizzo di impercettibile vitalità che rimarrà nella storia della ritrattistica. Egli scrutò nel profondo del suo animo e riuscì a cogliere l’imperitura fiamma della passione che animava il cuore del noto letterato. Brjullòv con talento e maestria fu in grado di fotografare ciò che palpitava nel suo spirito e provò a trasferirlo su tela con un risultato impressionante. Il ritratto di Kukol’nik è considerato uno dei ritratti più belli della storia e se provate ad osservarlo, lo sguardo magnetico ed enigmatico del letterato, di sicuro vi catturerà.
[Ritratto del poeta e drammaturgo Nestor Kukolnik, 1836, Galleria Tret’jakov, Mosca]
Il ritratto di Kukol’nik è considerato il primo ritratto psicologico nella pittura russa. Il “grande Karl” lo ritrasse nel tipico atteggiamento dell’eroe romantico, conferendogli volutamente una nota drammatica per esaltarne la giovane personalità. Per quanto riguarda i colori invece, per la prima volta Brjullòv rinunciò ai colori base degli oggetti raffigurati e concentrò la propria scelta cromatica su un evidente e felice gioco dinamico di luce. Secondo una parte della critica, Brjullòv trasporta l’osservatore in una dimensione melanconica; il volto del letterato è quello di un sognatore addolorato, indicativo di una grande vitalità interiore che non riesce a trovare la giusta collocazione nella società del tempo. Il dipinto inoltre è ricco di allusioni. Il muro rotto alle spalle del protagonista sembra suggerire, a detta di alcuni storici dell’arte, una ferita dell’anima; le dita serrate invece sono lo specchio delle sue lotte interne e dei suoi dubbi .
A parte l’autorevole indirizzo della critica, il quadro suscita le più svariate emozioni. Ci si può innamorare dello sguardo del giovane letterato, come accadde a Dostoevskij nei suoi “I Demoni”: Farò un’osservazione fra parentesi anche su questo ritratto del poeta Kukol‘nik: questo quadretto era capitato nelle mani di Varvara Petrovna per la prima volta quando si trovava, ancora bambina, in un nobile collegio a Mosca. Si era subito innamorata del ritratto, secondo il costume di tutte le fanciulle dei collegi che si innamorano di tutto ciò che capita, e anche dei loro insegnanti, soprattutto quelli di calligrafia e di disegno. Ma la cosa più curiosa non è il carattere di una fanciulla, ma il fatto che perfino a cinquant’anni Varvara Petrovna conservasse quel quadretto nel numero dei suoi ricordi intimi più cari…
A parte l’autorevole indirizzo della critica come dicevamo, guardando il quadro si è letteralmente rapiti dallo sguardo magnetico, intrigante, ammaliatore e forse anche un po’ beffardo di Kuko’nik, che abbozza un impercettibile sorriso tra le pieghe delle labbra come a dire “io la so lunga, seguitemi e vi svelerò i miei pensieri più segreti e un mondo nuovo tutto da scoprire…”
Il nostro viaggio alla scoperta di Brjullòv è quasi in dirittura di arrivo. Continuate a seguirci!
FONTI
Briullov, Velikie chudozniki, N.23, Komsomol’skajaDom, Moskva2010;
D. Sarab’janov, Arte Russa, Rizzoli, Milano 1990;
Chudozestvennaja Galereja – Brjullov, n. 72/2006, De Agostini
http://artpoisk.info/article/k_p_bryullov_v_pis_mah_dokumentah_i_vospominaniyah_
sovremennikov_detstvo_akademiya_hudozhestv/