Firmato, presso la ‘Casa dell’Aviatore‘ dell’Aeronautica Militare, un accordo di cooperazione tra l’americana FAA (Federal Aviation Administration), ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) e ASI (Agenzia Spaziale Italiana) sul ‘Commercial Space Transportation’. Presente a Roma per l’occasione il Dr. George C. Nield, associate administrator della FAA con delega alle attività spaziali, alla firma assieme al presidente dell’ASI Roberto Battiston e al vice direttore generale Benedetto Marasà di ENAC.
Il Memorandum of Cooperation, figlio di un precedente accordo tra FAA ed ENAC scaduto lo scorso Marzo, è stato opportunamente rivisto ed esteso ad ASI, a dimostrazione del forte interesse nazionale per il tema in oggetto, e della volontà condivisa di dar vita ad un gruppo di esperti inter-agenzia, assieme all’Aeronautica Militare, in forza di un accordo tra ENAC e la stessa Aeronautica.
Negli Stati Uniti la ‘Commercial Space Transportation‘ rappresenta una importante transizione verso lo sfruttamento sistematico delle risorse extra-atmosferiche da parti dei privati, anche a fini commerciali; attività finora riservate quasi esclusivamente alle istituzioni pubbliche. Il trasporto spaziale si pone quindi come rilevante opportunità di business per il sistema paese e le imprese italiane. Per questo motivo la collaborazione con FAA è risultata dapprima auspicabile e infine ottenuta mediante l’accordo di oggi.
La firma dell’accordo di collaborazione con gli Stati Uniti rientra nelle politiche di sviluppo economico derivanti dalle attività spaziali, la cosiddetta Space Economy, che il nostro paese, primo in Europa a siglare un simile accordo, sta portando avanti attraverso l’ASI.
Al centro dell’accordo la possibile realizzazione di uno spazioporto il Italia come spiega il presidente dell’ASI Roberto Battiston: “Dobbiamo capire che azioni come quella di oggi sono propedeutiche ad obiettivi ambiziosi, come la realizzazione di uno spazioporto in Italia. Come ASI crediamo che tali obiettivi per quanto ambiziosi siano perseguibili, in un contesto di collaborazione pubblico-privato, facendo passi in avanti sulla base di concrete pianificazioni pluriennali. Non vogliamo realizzare una semplice pista d’atterraggio, una cattedrale nel deserto, ma un luogo dove partano e arrivino navicelle spaziali, per quello che sarà il turismo spaziale o base di lancio per la messa in orbita bassa di nanosatelliti”.
“Il caso economico c’è” sottolinea Battiston. “Il volo spaziale turistico, ad esempio, ormai è prossimo. Questo nuovo mercato ha bisogno di zone dove poter garantire l’atterraggio dei veicoli spaziale in varie parti del mondo, spazioporti che compongano quella rete necessaria per il successo di tale mercato. L’Italia per motivi climatici, per il bel tempo che ci permette visibilità, perche siamo circondati dal mare, offre zone sono più adatte a partire e atterrare, con meno rischio ambientale. Sono caratteristiche che rendono questo Paese interessante per un spazioporto. Il messaggio è che si potrebbe cogliere questa possibilità e noi siamo aperti come ASI a facilitare ogni forma di discussione che possa prendere questa direzione”.