Alcune università italiane, negli ultimi giorni, stanno facendo parlare di loro. Sono balzate agli onori delle cronache non per questioni puramente didattiche ma per scelte destinate a far riflettere. L’Università di Torino e la Scuola Normale di Pisa hanno espresso le loro remore sui progetti di collaborazione con Israele. L’Università di Trento ha deciso di adottare il femminile sovraesteso mentre l’Università per Stranieri di Siena ha sospeso le attività didattiche per la fine del Ramadan.
Università italiane: Torino e La Normale di Pisa
Il 19 marzo l’Università di Torino ha deciso di non partecipare al ‘Bando Scientifico 2024’ del 21 novembre 2023 in attuazione dell’Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele. Il bando è aperto a progetti di ricerca in tre settori (tecnologia del suolo, dell’acqua e ottica di precisione) la cui scadenza è il prossimo 10 aprile. I progetti selezionati saranno finanziati dal governo italiano e da quello israeliano per la realizzazione di tecnologie dual use. Tecnologie, cioè, che possono essere utilizzate sia in campo civile che militare. La decisione presa dal Senato accademico è arrivata dopo una massiccia mobilitazione da parte dei collettivi studenteschi.
Una settimana dopo, il 26 marzo, il Senato accademico della Scuola Normale di Pisa ha approvato un documento nel quale ha chiesto il cessate il fuoco a Gaza. Contestualmente l’ateneo ha invitato le istituzioni preposte, vale a dire il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e il ministero dell’Università e della Ricerca, a rivedere quei progetti di collaborazione internazionale che prevedono la creazione di prodotti o tecnologie dual use.
L’Università di Trento e il femminile sovraesteso
La grammatica italiana prevede che si usi il genere maschile plurale anche quando si parla di gruppi misti e il maschile singolare anche quando ci si riferisce a cariche ricoperte da donne. La scorsa settimana l’Università di Trento ha approvato il nuovo regolamento generale di ateneo che presenta una novità in questo senso. Nel documento, infatti, come illustrato nell’Art.1, i termini femminili usati fanno riferimento a tutte le persone, cioè anche agli uomini. Nel 2017, l’ateneo aveva approvato un vademecum per un uso del “linguaggio rispettoso delle differenze” per promuovere un uso non discriminatorio della lingua italiana sia nella vita quotidiana della comunità universitaria, come eventi pubblici, sia nella produzione di testi amministrativi. L’introduzione del femminile sovraesteso risponde a questa esigenza poiché menzionare le persone sia al maschile che al femminile avrebbe prodotto un testo troppo pesante.
L’Università italiana per stranieri di Siena
Altro gesto in solidarietà con il popolo palestinese è stato promosso dall’Università italiana per stranieri di Siena che ha deciso di sospendere l’attività didattica per il 10 aprile. Quel giorno, per il mondo musulmano, cadrà l’’Id al-fitr’, la festa che si celebra per la fine del Ramadan. Come spiegato dal rettore, Tommaso Montanari, la decisione rappresenta, appunto, un gesto di solidarietà nei confronti dei palestinesi, sottoposti a un “inaudito massacro” e la cui maggioranza è costituita da musulmani. Il professor Montanari ha ribadito che le lezioni saranno sospese anche l’11 ottobre 2024, in occasione del Kippur, a un anno dall’attacco del 7 ottobre.
Qualche riflessione
Le decisioni delle università di Torino, Pisa e Siena che, come ben sappiamo, hanno sollevato un polverone di polemiche, meritano una seria riflessione. A quanti hanno accusato La Normale di Pisa di essersi schierata contro Israele, di volerla boicottare o di non promuovere il dialogo tra i popoli, il rettore Luigi Ambrosio, ha contrapposto una risposta che dovrebbe fare scuola.
In questo momento storico riteniamo doveroso e urgente promuovere una riflessione non solo interna, ispirata dall’Articolo 11 della nostra Costituzione in merito al rischio di cosiddetto “dual use” – civile ma potenzialmente anche militare – di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche
Dopo mesi in cui la parola pace viene puntualmente soffocata dal diritto alla difesa, le azioni nate in un ambito, come quello universitario, in cui si istruisce e si forma, appaiono come una boccata di aria fresca. In un momento storico in cui piccole scintille rischiano di diventare ogni giorno grandi incendi alimentati da venti di guerra sempre più forti, abbiamo un disperato bisogno di ricordare che il nostro Paese ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali.
Siamo pronti a sostenere un popolo straniero in una guerra ma non ad accettare che possa vivere le sue tradizioni nel nostro Paese. L’opera di “diffusione del plurilinguismo e del multiculturalismo in sintonia con le linee dettate dalle Istituzioni europee e dall’Onu”, che è il fondamento delle scelte dell’Università di Siena, ci fa paura.
Non ci fa paura, invece, pensare di rivolgerci a un gruppo costituito da uomini e donne utilizzando il femminile plurale. In una scelta simile vediamo davvero la volontà di abbattere dei muri o semplicemente aderiamo a un’altra moda?