Milioni di bambini che vivono in aree colpite da conflitti armati e disastri naturali sono a rischio a causa della preoccupante mancanza di fondi per i programmi di assistenza umanitaria.
Giunti ormai all’ultimo trimestre dell’anno, l’UNICEF ha ricevuto solamente il 54% dei 4,16 miliardi di dollari del suo Appello Umanitario 2019, necessari per fronteggiare i bisogni di base (salute, istruzione, nutrizione e protezione) di 41 milioni di bambini in 59 paesi.
Le emergenze maggiormente sottofinanziate comprendono Pakistan (83%), Camerun (80%), Burkina Faso (76%) e Venezuela (73%).
Rimangono ampiamente sottofinanziate anche le emergenze su più ampia scala in Siria, Yemen, Repubblica Democratica del Congo e Bangladesh.
«Milioni di bambini vulnerabili nel mondo soffrono le terribili conseguenze di crisi umanitarie sempre più complesse» commenta Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF. «Se non arriveranno altre risorse, questi bambini non potranno andare a scuola, essere vaccinati, ricevere una nutrizione adeguata o essere protetti da violenza e abusi.
Mentre continuiamo a chiedere di porre fine alle guerre e una migliore preparazione alle emergenze, abbiamo bisogno di ulteriore sostegno da parte dei donatori per aiutarci a rispondere i bisogni più basilari dei bambini.»
Assistenza umanitaria: dove scarseggiano i fondi
Per la crisi umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo, che include il perdurante conflitto nel nord-est e l’epidemia di Ebola, l’UNICEF ha bisogno di 61 milioni di dollari.
Per fare fronte alla siccità e ai conseguenti movimenti di popolazione in Etiopia, i fondi necessari assommano a 43 milioni di dollari.
Ad Haiti abbiamo bisogno di 2 milioni di dollari per interventi nutrizionali in favore di oltre 19.000 bambini e altri 2 milioni per programmi di ricongiungimento familiare e assistenza per i bambini rimasti soli o separati dai propri familiari.
In Libia, mancano all’appello 540.000 dollari, senza i quali l’UNICEF non potrà formare 50.000 bambini sui rischi connessi alle mine antiuomo.
Nel nord est della Nigeria, flagellato dalla guerriglia jihadista di Boko Haram, occorrono circa 7 milioni di dollari per sostenere gli interventi nutrizionali d’emergenza, metà dei quali indispensabili per le terapie nutrizionali da cui dipende la sopravvivenza dei bambini affetti da malnutrizione acuta grave.
Nel Sud Sudan, i programmi di protezione dell’infanzia sono stati finanziati solo per il 20%, e quelli su acqua e igiene per il 26%.
In Sudan l’UNICEF ha bisogno di 12 milioni di dollari per continuare a fornire cure di prima necessità a oltre 61.000 bambini sotto i 5 anni colpiti da malnutrizione acuta grave.
In Siria, dove mancano all’appello 30 milioni di dollari, sono a rischio le attività educative (formali e non) per 2,1 milioni di bambini e ragazzi.
Nei paesi del Medio Oriente (Turchia, Libano, Giordania, Iraq, Egitto) dove vivono 2,5 milioni di rifugiati siriani, mancano 249 milioni di dollari senza i quali 460.000 bambini rischiano di non accedere ad attività educative.
In Venezuela, l’UNICEF ha bisogno di ulteriori 6 milioni di dollari per garantire la mensa scolastica a 60.000 bambini e altri 3 milioni di dollari per la vaccinazione di circa 400.000 bambini.