Secondo un recente studio dell’UNICEF condotto su 11 Stati di Medio Oriente e Nord Africa – Algeria, Isole Comore, Egitto, Iraq, Giordania, Mauritania, Marocco, Stato di Palestina, Sudan, Tunisia e Yemen – la povertà ha conseguenze gravi su almeno 29 milioni di bambini, pari a un quarto della popolazione infantile della regione.
Questi bambini sono deprivati dei requisiti minimi in due o più aspetti essenziali della vita quotidiana: istruzione di base, situazione abitativa adeguata, cibo nutriente, servizi sanitari di qualità, acqua potabile, servizi igienici decenti e accesso alle informazioni.
Questi alcuni dei principali risultati dell’indagine:
- La carenza di istruzione è stata identificata come uno dei fattori chiave di diseguaglianza e povertà minorile. I bambini che vivono in famiglie i cui membri non hanno ricevuto un’istruzione hanno il doppio delle probabilità di vivere in povertà
- Un quarto dei bambini tra i 5 e i 17 anni in questi Paesi non sono iscritti a scuola o scontano due anni di ritardo scolastico
- Circa metà della popolazione infantile nella regione vive in case prive di pavimentazione o sovraffollate
- Circa metà dei bambini non hanno completato i cicli di vaccinazione o sono nati da donne che non avevano beneficiato di cure prenatali adeguate o di assistenza alla nascita
- Un bambino su 5 è costretto ogni giorno a percorrere a piedi tragitti di almeno 30 minuti per raccogliere acqua oppure si approvvigiona a fonti idriche non sicure
- Oltre un terzo dei bambini vive in case senza acqua corrente.
«La povertà infantile va ben oltre il reddito della famiglia: ha a che vedere con l’accesso a un’istruzione di qualità, a cure mediche, a una casa, ad acqua sicura» afferma Geert Cappelaere, direttore UNICEF per Medio Oriente e Nord Africa (MENA), in occasione di una conferenza regionale sulla povertà tenuta a Rabat (Marocco). «Quando i bambini sono deprivati dei servizi di base, rischiano di rimanere intrappolati nel circolo vizioso della povertà.»
Per la prima volta, nella regione, sono state aggregate informazioni di livello nazionale sulla povertà infantile.
Mentre nella maggior parte dei paesi sono stati fatti importanti progressi per ridurre la povertà, il numero dei bambini che vivono in condizioni di povertà continua ad essere alto; i paesi colpiti dal conflitto stanno vedendo una rapida regressione dei risultati conseguiti negli ultimi decenni.
Le sfide più importanti riguardano la misurazione dell’impatto della povertà sui bambini e l’intraprendere azioni collettive per ridurre la povertà; per cominciare, i paesi nella regione non raccolgono costantemente dati sulla povertà mentre le attuali e diffuse violenze e gli sfollamenti rendono estremamente difficile raccogliere dati dai paesi colpiti dal conflitto.
Senza una piena comprensione della realtà dei bambini, compresi quelli più ai margini o invisibili, le politiche esistenti e le azioni intraprese per affrontare efficacemente la povertà infantile rischiano di essere meno corrette.
«Tornare ad investire sui bambini più vulnerabili adesso, significa avere una regione più prospera e in pace in futuro», aggiunge Cappelaere. «Ciò richiede leadership vere e investimenti coraggiosi pubblici e privati da parte dei Governi, della società civile, del settore privato, delle singole persone e della comunità internazionale».