Nuovi dati confermano che il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo è in crescita: sono 821 milioni, vale a dire 1 abitante del pianeta su 9, secondo “The State of Food Security and Nutrition in the World 2018”, il rapporto sulla sicurezza alimentare globale diffuso oggi da FAO, UNICEF e altre agenzie delle Nazioni Unite. Il rapporto annuale delle agenzie dell’ONU rileva che tra i fattori chiave dell’incremento dell’insicurezza alimentare vi sono le oscillazioni climatiche che influenzano l’andamento delle piogge e delle stagioni agricole, gli eventi climatici estremi quali siccità e alluvioni, insieme ai conflitti armati e alle crisi economiche.
Fame nel mondo: peggiora il Sud America
La situazione è in peggioramento in Sud America e nella maggior parte delle regioni dell’Africa, mentre il calo tendenziale della denutrizione, che ha caratterizzato l’Asia, sembra aver rallentato in modo significativo. «I segnali allarmanti di aumento nell’insicurezza alimentare e gli elevati livelli delle varie forme di malnutrizione sono un chiaro monito: c’è ancora molto lavoro da fare per essere sicuri di non lasciare nessuno indietro sulla strada verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in materia di sicurezza alimentare e miglioramento dell’alimentazione» avvertono nella prefazione congiunta al Rapporto i responsabili dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), del Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF), del Programma Alimentare Mondiale (WFP) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Fame nel mondo e fenomeni climatici
I mutamenti climatici stanno già minando la produzione di importanti colture come grano, riso e mais nelle regioni tropicali e temperate. Se non si creerà una maggiore resilienza climatica, la situazione peggiorerà con l’aumentare delle temperature. Le analisi del rapporto mostrano come la percentuale e il numero assoluto di persone denutrite tendano ad essere più alti nei paesi maggiormente esposti a eventi climatici estremi. La denutrizione è ancora più diffusa quando l’esposizione a eventi climatici estremi si associa a un’elevata quota della popolazione che dipende da sistemi agricoli altamente sensibili alla variabilità delle precipitazioni e delle temperature.
Le anomalie delle temperature nelle aree di coltivazione agricola hanno continuato a essere superiori alla media per tutto il periodo 2011-2016, portando a picchi di caldo estremo negli ultimi cinque anni. Sta modificandosi anche la struttura stessa della piovosità, con inizi tardivi o precoci delle stagioni delle piogge e un’ineguale distribuzione delle precipitazioni nell’arco di una singola stagione. Il danno alla produzione agricola contribuisce a ridurre la disponibilità di cibo, con effetti a catena che innescano rincari dei beni alimentari e perdite di reddito che riducono l’accesso delle persone al cibo.
Il rapporto evidenzia gli scarsi progressi compiuti nella lotta agli effetti della malnutrizione infantile sullo sviluppo dell’infanzia. Nel 2017 sono stati 151 milioni i bambini sotto i cinque anni affetti da ritardo nell’altezza dovuto alla malnutrizione (stunting), rispetto ai 165 milioni del 2012. In Africa e Asia vivono rispettivamente il 39% e il 55% di tutti i bambini affetti da questa forma di ritardo.
L’incidenza del deperimento infantile (wasting) rimane estremamente elevata in Asia, dove quasi un bambino su dieci sotto i cinque anni ha un peso più basso del dovuto rispetto all’altezza: dieci volte più di quanto avvenga in America Latina e nei Caraibi, dove questa forma di malnutrizione colpisce solo 1 bambino su 100. Il rapporto bolla come “vergognoso” il fatto che una donna su tre in età fertile, nel mondo, sia affetta da anemia, circostanza che ha conseguenze pesanti sulla salute e sullo sviluppo sia per le donne stesse che per i loro bambini.
Nessuna regione del pianeta ha mostrato negli ultimi anni un calo nella diffusione dell’anemia femminile, e l’incidenza del fenomeno fra le donne africane e asiatiche è quasi tripla rispetto alle donne nord-americane. Per contro, in Africa e in Asia i tassi di allattamento materno esclusivo (per i primi 6 mesi di vita del bambino) sono una volta e mezzo più alti di quelli del Nord America, dove solo il 26% dei neonati viene alimentato esclusivamente con latte materno nel primo semestre di vita.
L’obesità è l’altro lato della malnutrizione, un fenomeno in peggioramento, e oggi un adulto su otto nel mondo ne è affetto. Il problema è più significativo in Nord America, ma anche Africa e Asia stanno sperimentando questa tendenza. Denutrizione e obesità coesistono in molti paesi e spesso compaiono entrambe all’interno di una stessa famiglia. Uno scarso accesso a un cibo nutriente a causa del suo costo più elevato, lo stress e gli adattamenti fisiologici alla privazione del cibo aiutano a spiegare perché le famiglie con insicurezza alimentare possano avere un maggiore rischio di sovrappeso e obesità.
Le persone che soffrono la fame nel mondo nel 2017 sono 821 milioni, vale a dire 1 persona ogni 9
in Asia: 515 milioni
in Africa: 256,5 milioni
in America Latina e Caraibi: 39 milioni
Bambini sotto i 5 anni colpiti da stunting (altezza troppo bassa rispetto all’età): 150,8 milioni (22,2% della popolazione globale in quella fascia d’età)
Bambini sotto i 5 anni colpiti da wasting (peso troppo basso rispetto all’altezza): 50,5 milioni (7,5%)
Bambini sotto i 5 anni in sovrappeso (peso eccessivo rispetto all’altezza): 38,3 milioni (5,6%)
Percentuale di donne in età riproduttiva colpite da anemia: 32,8%
Percentuale di bambini tra 0 e 6 mesi che sono allattati esclusivamente al seno: 40,7%
Adulti obesi: 672 milioni (13% vale a dire 1 adulto ogni 8)
Bambini 0-5 anni sovrappeso o obesi: 41 milioni (dato OMS 2016): circa metà di essi vivono in Asia e un quarto in Africa.
Il rapporto dal quale sono tratti questi dati richiede l’attuazione e l’aumento degli interventi volti a garantire l’accesso ad alimenti nutrienti e larottura del ciclo intergenerazionale della malnutrizione. Le politiche devono prestare particolare attenzione ai gruppi che sono più vulnerabili alle conseguenze dannose dello scarso accesso al cibo: neonati, bambini sotto i cinque anni, bambini in età scolare, ragazze adolescenti e donne. Allo stesso tempo, occorre un cambiamento sostenibile verso un’agricoltura e filiere alimentari sensibili agli aspetti nutrizionali, che possano garantire cibo sicuro e di qualità per tutti. Il rapporto chiede inoltre maggiori sforzi per costruire resilienza ambientale attraverso politiche che promuovano l’adattamento ai mutamenti climatici e la riduzione del rischio di catastrofi naturali.
Fame nel mondo e l’Obiettivo 2
Sono stati compiuti progressi limitati nell’affrontare le molteplici forme di malnutrizione, che vanno dai ritardi nella crescita dei bambini all’obesità degli adulti, e che pongono a rischio la salute di centinaia di milioni di persone. L’incidenza della fame è aumentata negli ultimi tre anni, tornando ai livelli di un decennio fa. Questa inversione in atto, dopo i progressi degli ultimi decenni, contiene un chiaro avvertimento che occorre fare di più e con urgenza, se vogliamo raggiungere l’azzeramento della fame nel mondo entro il 2030 come prevede l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 2. «Se vogliamo un mondo senza fame e malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030, è imperativo accelerare e intensificare gli interventi per rafforzare la capacità di resistenza e di adattamento dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza delle popolazioni in risposta alla variabilità climatica e agli eventi meteorologici estremi.»