Oltre 200 minorenni sono stati smobilitati da gruppi armati nel Sud Sudan. Si tratta del secondo rilascio collettivo di “bambini soldato“ mediato dall’UNICEF nel 2018, che porta a 550 il numero dei minori che hanno deposto le armi quest’anno nel paese africano.
L’UNICEF confida che entro la fine dell’anno saranno circa mille i bambini che saranno usciti dalle fila dei gruppi armati.
La cerimonia di smobilitazione dei 207 ex combattenti (112 ragazzi e 95 ragazze) è avvenuta nella località rurale di Bakiwiri, a circa un’ora da Yambio – luogo del rilascio di febbraio – nello Stato dell’Equatoria Occidentale [il Sud Sudan è uno Stato federale].
I 207 minori rilasciati (112 ragazzi, 95 ragazze), provenivano dal Movimento di Liberazione Nazionale del Sud Sudan (SSNLM) e dall’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan in Opposizione (SPLA-IO).
Lo SSNLM aveva firmato nel 2016 un accordo di pace con il Governo sud-sudanese, che prevedeva l’integrazione dei suoi miliziani nell’Esercito nazionale e il rilascio dei minorenni in armi.
La recrudescenza del conflitto, tuttavia, aveva sospeso l’applicazione dell’accordo e solamente una paziente azione di dialogo, portata avanti dall’UNICEF e dalla Commissione Nazionale per il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento ha permesso, nell’autunno del 2017, di recuperare quei negoziati.
L’obiettivo dell’UNICEF e della Commissione è di ottenere nei prossimi mesi la smobilitazione degli altri 571 minorenni tuttora associati a SSNLM e SPLA-IO e che hanno espresso desiderio di abbandonare le armi.
«Nessun bambino dovrebbe mai dover imbracciare un’arma e combattere» commenta Mahimbo Mdoe, Rappresentante dell’UNICEF nel Sud Sudan. «Per ogni bambino liberato, oggi è l’inizio di una nuova vita. L’UNICEF è orgogliosa di aiutare questi bambini a ritornare alle proprie famiglie e a iniziare a costruirsi un futuro più luminoso».
Durante la cerimonia, i bambini hanno solennemente deposto le armi e le divise, indossando abiti civili. Seguiranno visite mediche e assistenza psicosociale nell’ambito del programma di reinserimento gestito dall’UNICEF e dalle organizzazioni partner.
Le famiglie che riaccoglieranno i propri figli dopo la smobilitazione riceveranno un contributo alimentareper tre mesi mentre i ragazzi beneficeranno di forme di istruzione accelerata e di formazione professionale che permetteranno loro guadagnare l’autonomia economica e di contribuire al reddito familiare.
«Insieme ai partner governativi e alla missione di peacekeeping nel Sud Sudan [UNMISS] abbiamo negoziato instancabilmente con le parti in conflitto per consentire il rilascio di questi bambini» sotttolinea Mdoe. «Ma il nostro lavoro non si ferma qui. Il processo di reintegrazione sociale è delicato e dobbiamo garantire a questi ragazzi tutto il sostegno di cui hanno bisogno per inserirsi con successo nella società.»
L’UNICEF ricorda che, nonostante questi successi, nel Sud Sudan sono ancora 19.000 i minorenni tra le fila dell’esercito regolare e dei gruppi armati.
Finché proseguiranno a arruolare e impiegare bambini, le formazioni armate tradiranno il loro impegno a tutelare l’infanzia, previsto dal diritto internazionale.
Mentre i colloqui di pace riprendono e si discute del futuro governo di transizione, l’UNICEF esorta tutte le parti coinvolte nel conflitto a porre fine al reclutamento di bambini e a liberarli dalle loro file.
È inoltre essenziale un finanziamento adeguato al programma di smobilitazione: l’UNICEF ha bisogno di 45 milioni di dollari per le operazioni di rilascio, smobilitazione e reintegrazione sociale di 19.000 bambini nei prossimi tre anni.