Il drammatico aumento delle violenze nella Repubblica Centrafricana nella prima parte di quest’anno ha già costretto almeno 55.000 persone, tra cui 28.600 bambini, ad abbandonare le proprie abitazioni e comunità.
La già precaria situazione umanitaria del paese africano si era già deteriorata nel corso del 2017, ma ha visto un ulteriorepeggioramento nei primi mesi del 2018.
Attualmente si stima che siano 687.400 gli sfollati interni, rispetto ai 440.000 del 2017. Fra loro sono 357.400 i bambini, privati dell’accesso all’istruzione, alla sanità e ai servizi di protezione.
«I bambini stanno pagando il prezzo più alto per questa nuova ondata di violenza» commenta Marie-Pierre Poirier, Direttore UNICEF per l’Africa Occidentale e Centrale, di ritorno da una missione di cinque giorni nella Repubblica Centrafricana. «Tutte le parti in lotta devono porre immediatamente fine alle violenze contro i bambini. Il mondo non deve dimenticare i bambini della Repubblica Centrafricana. La loro tutela dovrebbe venire prima di ogni altra cosa.»
Al di là dei rischi direttamene legati alla recrudescenza delle ostilità, la situazione dei bambini nel paese permane drammatica.
Un terzo dei bambini del paese non va a scuola. Quasi metà della popolazione infantile non ha completato le vaccinazioni di routine, e il 41% dei bambini sotto i cinque anni è affetto da malnutrizione cronica.
Almeno 2,5 milioni di abitanti (1,3 milioni dei quali bambini) hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente, ma le risorse a disposizione sono scarse.
A fine aprile, l’Appello umanitario dell’UNICEF 2018 per la Repubblica Centrafricana è stato finanziato solo per il 15% della somma necessaria.
L’UNICEF ha bisogno di 48 milioni di dollari per continuare a garantire assistenza umanitaria ai bambini e alle loro famiglie nel paese.
L’azione dell’UNICEF per i bambini della Repubblica Centrafricana
Nella Repubblica Centrafricana l’UNICEF fornisce assistenza di prima necessità in ambito sanitario, offre sostegno specifico alle vittime di violenze e abusi sessuali, e consente la prosecuzione delle attività educative in spazi provvisori allestiti nei centri per sfollati.
Nel 2017, in risposta all‘epidemia di polio nel bacino del Lago Ciad, abbiamo contribuito a vaccinare contro la polio oltre 800.000 bambini tra 0 e 5 anni, con una copertura del 98%.
Abbiamo prestato cure a oltre 26.000 bambini colpiti da malnutrizione acuta grave, con un tasso di recupero del 90%.
Sempre nel 2017, l’UNICEF abbiamo assistito il rilascio di 2.969 bambini che erano stati arruolati da gruppi armati.
Abbiamo inoltre aiutato a realizzare 315 tra “Spazi a misura di bambino” e scuole temporanee nei campi per sfollati, di cui beneficiano 56.600 bambini.
«Con investimenti significativi e interventi mirati possiamo fare davvero la differenza per i bambini, beneficiando sia gli sfollati che quelli delle comunità ospitanti» prosegue Marie-Pierre Poirier. «Insieme ai nostri partner stiamo ottenendo risultati incoraggianti, concentrandosi su quattro priorità: incrementare le vaccinazioni, combattere la malnutrizione, fornire istruzione e protezione, anche nelle situazioni di emergenza».